di Xavier Giannoli, Francia, 2021, 144′
con Benjamin Voisin, Cécile De France, Vincent Lacoste, Xavier Dolan, Salomé Dewaels.
Lucien è un giovane poeta sconosciuto nella Francia del XIX secolo. Nutre grandi speranze ed è deciso a forgiare il proprio destino. Abbandonata la tipografia di famiglia nella città natìa, decide di tentare la sorte a Parigi sotto l’ala protettrice della sua mecenate. Lasciato presto a cavarsela da solo in questa meravigliosa città, il giovane scoprirà le macchinazioni in atto in un mondo che ubbidisce alla legge del profitto e della simulazione. Una commedia umana dove tutto può essere comprato o venduto, il successo letterario e la stampa, la politica e i sentimenti, la reputazione e l’anima...
Quinlan.it - Giannoli e il suo cosceneggiatore Jacques Fieschi sfrondano episodi, adattano dialoghi, attualizzano situazioni, compiendo un lavoro magistrale che potrebbe rinunciare, in sede di premiazione nel Concorso veneziano, al premio dedicato solo per approdi più sostanziosi. Ne ottengono un copione brillante, perfettamente organizzato nei tempi e nelle battute, servito da un cast in stato di grazia (agli attori già nominati dobbiamo aggiungere, in sede di segnalazione, almeno Xavier Dolan, Jeanne Balibar e Gérard Depardieu, ognuno perfettamente calato nei panni d’epoca del personaggio assegnato, tante prime donne che fanno gioco di squadra). Il regista transalpino fa lo stesso, illustrando la sfarzose scenografie con uno stile mai sovrabbondante, sempre teso a cogliere l’espressione dei visi più che a intasare il campo con un complesso movimento di camera, una regia “invisibile” nel senso più nobile e classico del termine. Il risultato è un’opera di oltre due ore e venti minuti che fila via veloce come un treno nella notte, pregna di contenuti “alti” affidati a scambi di battute sapidi e taglienti, intrisa di feroce umorismo anche nel momento della tragedia, della caduta, della fine dei sogni.
Cineforum.it - Nel “puttanesimo” generalizzato della società parigina della Restaurazione, dove un’opinione, una recensione, una claque si vendono e comprano con suprema agilità, assoluto cinismo e, soprattutto, con un gran rigirìo di soldi, banconote (inchiostro e carta, di nuovo), ci ricorda Giannoli, risiedono le radici del mondo contemporaneo, le origini della société du spectacle. E non sbaglieremmo di troppo se nella commedia umana che va in scena sui palchetti e nei foyer dei teatri più che sui palcoscenici volessimo riconoscere personaggi che rimandano per tipo e meschinità alla scorsesiana (e whartoniana) Età dell’innocenza. E ancora alla nostra contemporaneità sembrano alludere le scene dove gli autori si flagellano a suon d’ingiurie davanti all’editore (analfabeta), Dauriat (Gérard Depardieu), come fossero dei dissing tra hip-hopper. E d’altronde è difficile, di fronte alla compravendita delle opinioni, non pensare al sistema vuoto e prezzolato degli influencer.