di Ryûsuke Hamaguchi, Giappone, 2022, 121′
con Kotone Furukawa, Kiyohiko Shibukawa, Fusako Urabe, Ayumu Nakajima, Hyunri
Tre storie di rivelazioni e coincidenze nel Giappone d'oggi. Nella prima, una ragazza si rende conto che la sua amica ha incontrato e si sta invaghendo del suo ex-fidanzato, e deve decidere come comportarsi. Nella seconda, uno studente vuole vendicarsi di un professore che lo ha bocciato, e persuade una studentessa a incastrarlo con un tentativo di seduzione dagli esiti imprevisti. Nella terza, due donne si riconoscono reciprocamente per strada come due importanti figure del rispettivo passato, ma un pomeriggio insieme farà venire alla luce una realtà un po' diversa.
Quinlan.it - Presentato in competizione alla 71a Berlinale, Wheel of Fortune and Fantasy conferma la grande sensibilità per il mondo femminile di Ryūsuke Hamaguchi, la sua capacità di elaborare dialoghi di grande complessità e di caratterizzare i suoi personaggi, appartenenti alla società urbana contemporanea giapponese. Il tutto sviluppato in tre episodi dove giocano un ruolo chiave il caso, gli eventi che possono far prendere una via alla vita piuttosto che un’altra, l’errore, il malinteso e la simulazione, nei rapporti di coppia, anche tra ex, guardando a Rohmer e non solo.
Cinematografo.it - Accomunati da ribaltamenti di prospettiva in cui le protagoniste riescono ad appropriarsi degli imprevisti del destino, anche allorché si profilano come avversi, i tre racconti di questa collezione compongono un inno alla resilienza del femminile, alla sua capacità di comprendere, accettare e perseverare.
Sentieriselvaggi.it - Prima Berlinale per Hamaguchi e primo premio. Il suo Wheel of Fortune and Fantasy ha vinto l’Orso d’argento. Un premio che conferma il talento di un autore con uno sguardo riconoscibilissimo nel panorama contemporaneo, capace di aggiornare la classicità del cinema giapponese. Sembra di guardare Ozu per la semplicità dei dialoghi e la pulizia della messa in scena. Fin da subito si entra in quella intimità falsata tipica del cinema del regista di Viaggio a Tokyo, come se tra lo spettatore e il personaggio ci fosse una sorta di intimità, ma ancora delimitata da una barriera impossibile da valicare, quel grado di intimità che si può costruire tra vicini di casa. Un rapporto costruito sulla riservatezza e la volontà di mascherare il dolore che è tipico della cultura giapponese, che riesce a liberarsi solo tramite l’arte.