Selfie, Agostino Ferrente

Selfie

di Agostino Ferrente, Francia, Italia, 2019, 78
con Alessandro Antonelli, Pietro Orlando

Selfie

Trama

Alessandro e Pietro sono due sedicenni che vivono nel Rione Traiano di Napoli dove, nell'estate del 2014 Davide Bifolco, anche lui sedicenne, morì ucciso da un carabiniere che lo inseguiva avendolo scambiato per un latitante. I due sono amici inseparabili. Alessandro ha trovato un lavoro da cameriere in un bar mentre Pietro, che ha studiato per diventarlo, cerca un posto da parrucchiere. I due hanno accettato la proposta del regista di riprendersi con un iPhone raccontando così la loro quotidianità di ragazzi come tanti altri nel mondo.

Regia

Agostino Ferrente

Cast

Alessandro Antonelli, Pietro Orlando

Genere

Documentario

Paese di produzione

Francia, Italia

Anno di produzione

2019

Durata

78′

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Calendario

Le proiezioni si terranno presso: Corte d'Onore di Villa Sottocasa, Via Vittorio Emanuele II, 53, Vimercate
domenica 28 luglio 2019
h: 21:15
EVENTO: introduzione musicale con Dj Vesuvio e video recensione.
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto over 65
3,00 € / Ridotto under 26
15,00 € / Abbonamento 5 film a scelta

Recensioni

mymovies.it. È nato un documentario che ha una fondamentale valenza didattica senza però caricarsi delle zavorre che spesso la didattica porta con sé. Perché parlare di didattica e pensare che si tratta di un film che il MIUR dovrebbe distribuire (magari sottotitolato) nelle scuole non solo di Napoli e dintorni? Perché viviamo in un'epoca in cui Gomorra - La serie ha diffuso nel mondo un'immagine di Napoli e, in particolare, della sua componente giovanile, che questo film al contempo conferma e corregge. La conferma perché non mancano le auto-testimonianze di chi sa come distinguere tra arma e arma così come quella di una bella ragazza già mentalmente pronta ad un futuro di visite in carcere a colui che potrebbe diventare suo marito (purché ci sia l'amore).

Ci sono però, a contrasto, le vite dei due protagonisti che non si presentano come eroi ma come due ragazzi che vanno in motorino senza casco ma sanno distinguere tra il bene e il male e, anche se ne sono circondati, hanno trovato il modo di resistere alle tentazioni che provengono da una realtà lasciata totalmente a se stessa dalle istituzioni. La scelta di permettere che siano loro stessi a raccontarsi e narrare il loro day by day utilizzando un mezzo che ben conoscono come l'iPhone è doppiamente vincente.

Lo è perché gli ha consentito di essere al contempo soggetto e oggetto del proprio sguardo sul mondo offrendoci, pur con qualche sacrificio di tagli realizzati in montaggio, un ritratto liberato dagli stereotipi. Lo è anche perché non si poteva far comprendere meglio il senso di una vita assurdamente stroncata come quella di Davide Bifolco. Alessandro e Pietro sono come era lui: due ragazzi come tanti. Anche se vivono a Napoli. Anche se la loro casa è nel Rione Traiano.

 

filmtv.press. Da un lato, il regista sceglie di recuperare le registrazioni degli schermi di video-sorveglianza, quegli occhi senza palpebre che tutto inglobano e procedono, anaffettivi, lungo imperscrutabili traiettorie; dall’altro, chiede ai due ragazzi con cui ha deciso di lavorare (Alessandro e Pietro) non solo di “interpretarsi” ma anche di riprendersi attraverso dei video-selfie. Ecco che i loro smartphone si trasformano in specchi riflettenti e deformanti attraverso i quali i due restituiscono un’impronta ideale di sé alla quale vorrebbero assomigliare; il cellulare diventa lo strumento che permette loro di declinare in una pratica quotidiana, di tradurre in gesto, quella complessa dinamica dell’auto-ritrarsi da intendersi come gesto paradossale del guardarsi dal di fuori e oggettivarsi nell’immagine con cui ci si immagina. Per Ferrente non c’è quindi una giusta distanza, quanto piuttosto una dialettica tra opposti punti di svista: è in questo spazio essenziale, in questo incrocio significante che si realizza il film.

 

quinlan.it.

Ecco, Ferrente consegna armi e bagagli a questa Napoli, alla Napoli della suburra, che ha già in sé le potenzialità per raccontarsi così come ha fatto e fa da secoli con altri mezzi (come, ad esempio, con la forma-canzone), e così cerca di mostrarci dal di dentro i suoi arcani meccanismi di funzionamento: perciò da un lato abbiamo Alessandro che ha scelto la via della legalità e lavora come barista, dall’altro abbiamo Pietro che vorrebbe diventare parrucchiere ma nel frattempo frequenta anche altri suoi coetanei che tendono più verso il terreno dell’illegalità diffusa e che non hanno alcun problema a mostrare il “pezzo” (la pistola) e a farne risuonare i colpi per le vie della città. Ma i due, al contempo, sono amici inseparabili e si confrontano continuamente sulle rispettive ambizioni, per lo più già apertamente deluse. Ambizioni che, però, potrebbero essere rilanciate proprio da questa scoperta della macchina-cinema, chissà.

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