di Bradley Cooper, USA, 2018, 135′
con Bradley Cooper, Lady GaGa, Sam Elliott, Andrew Dice Clay, Anthony Ramos, Bonnie Somerville
Ally fa la cameriera di giorno e si esibisce come cantante il venerdì sera, durante l'appuntamento en travesti del pub locale. È lì che incontra per la prima volta Jackson Maine, star del rock, di passaggio per un rifornimento di gin. E siccome nella vita di Jack un super alcolico tira l'altro, dalla più giovane età, i due proseguono insieme la serata e Ally si ritrova a prendere a pugni un uomo grande il doppio di lei, reo di essersi comportato da fan molesto. Il resto della storia la conosciamo: la favola di lei comincia quando lui la invita sul palco, rivelando il suo talento al mondo, poi sarà con le sue mani che scalerà le classifiche, mentre la carriera e la tenuta fisica e psicologica di lui rotolano nella direzione opposta, seguendo una china oramai inarrestabile.
filmtv.press. La fine è nota, per chi avesse visto uno degli altri tre film e in particolare quello del 1976, vicino al nuovo anche per la doppia natura artistica dei rispettivi protagonisti (allora Kris Kristofferson e un’indimenticabile Barbra Streisand), cantanti (Cooper è una sorpresa, i brani di Maine li ha scritti lui) e attori (pure Stefani Germanotta sorprende per qualità della recitazione). Bello poter dire che A Star is Born funziona, perché i film devono anche saper coccolare le aspettative del pubblico senza suscitare dibattiti o seconde letture da simposio della critica. E qui ci si commuove al punto giusto, si resta di sasso di fronte ai due monologhi clamorosi di Sam Elliott, il personaggio scritto meglio (è il fratello di Maine), mi piace pensare dal co-sceneggiatore Eric Roth della scuola dei duri. Certo, di fronte ad alcune banalità meglio turarsi il naso (o le orecchie: possibile che la visione degli italoamericani sia ancora così stucchevole, con Pavarotti sempre on the air?) ma le scene dei concerti, vere e tonanti, valgono, tra le altre cose, il prezzo del biglietto.
longtake.it
Per il suo esordio dietro la macchina da presa, l'attore Bradley Cooper raccoglie una sfida non certo facile proponendo il terzo remake del classico È nata una stella (1937) di William A. Wellman, dopo quelli firmati da George Cukor nel '54 e Frank Pierson nel '76. Un rifacimento dal sapore vagamente indie che prova, non senza qualche incertezza, ad aggiornare un soggetto ancora di grande fascino ma, di fatto, potenzialmente anacronistico. Il risultato è un dramma musicale di spiccato gusto pop che trova i suoi momenti migliori nella prima parte, quando le esibizioni dei due protagonisti restituiscono il giusto ritmo al film, con le canzoni che coinvolgono a dovere lo spettatore. Quando la vicenda assume toni meno spensierati, la scrittura si fa sempre più incerta, perdendo completamente il focus sia sulla storia d'amore tormentata che vivono i due personaggi principali, sia sulla parabola autodistruttiva di Maine. Un intrattenimento comunque godibile, che riesce a emozionare senza troppo compiacimento anche quando la storia procede su canali ampiamente consolidati. Peccato che le tensioni tra i due protagonisti, cruciali per capire l'evolversi della loro storia, siano relegate a semplici siparietti privi di pathos. Molto interessante l'intera operazione quando Lady Gaga e Ally sembrano artisti perfettamente sovrapponibili e le rispettive carriere artistiche sembrano specchiarsi l'una nell'altra. Pessima prova attoriale di Bradley Cooper, quasi mai credibile come anima tormentata, a suo agio solo nelle poche sequenze di canto. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2018.