di Ghiath Ayoub, Saeed Al Batal, Siria, Libano, Qatar, Francia, 2018, 120′
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Saeed è un giovane cinefilo che cerca di insegnare ai giovani di Ghouta, in Siria, le regole del cinema, ma la realtà che si trovano ad affrontare è troppo dura per seguire alcuna regola.
Il suo amico Milad vive dall’altra parte della barricata, a Damasco, sotto il controllo del regime, dove sta terminando gli studi d’arte.
Un giorno, Milad decide di lasciare la capitale e raggiungere Said nella Douma assediata.
Qui i due mettono in piedi una stazione radio e uno studio di registrazione.
Tengono in mano la videocamera per filmare tutto ciò che li circonda, fino a quando un giorno sarà la videocamera a filmare loro…
Al termine del film, ragioniamo sulla situazione siriana con
Christian Elia, giornalista, direttore di Q Code Magazine, si occupa da vent'anni di Medio Oriente. Per le sue cronache delle rivolte arabe ha vinto il Premio Baldoni e il Premio Giornalisti del Mediterraneo nel 2011.
Fouad Roueiha, giornalista e attivista italo siriano esperto di Medio Oriente. Ha partecipato ad azioni di cooperazione internazionale nel campo dei media come project manager e come formatore per giornalisti radiofonici.
“Un film potentissimo sul conflitto siriano” HOLLYWOOD PARTY
“Un magnifico inno alla vita” FAMIGLIA CRISTIANA
“Fonde gli orrori della guerra con l’amore per la Settima Arte” CINEMATOGRAPHE
“Radicalmente politico, rivoluzionariamente teorico” CIAK
qcodemag.it. L’auto racconto di guerra è ormai un orizzonte che si è fatto – giorno dopo giorno – più concreto. Il livello dei prodotti è complesso: dalle peggiori fake news, dalla propaganda più becera, fino a veri e propri capolavori. E Still recording, documentario dei registi siriani Saeed al-Batal e Ghiath Ayoub, è un capolavoro.
Girato senza sosta, senza fiato, nella Ghouta orientale, sobborgo di Damasco massacrato da un assedio che è un crimine contro l’umanità al di là di ogni geopolitica accattona, restituisce uno spaccato unico della rivolta siriana.
L’insurrezione di ragazzi e ragazze contro il regime di Assad, una rivolta pacifica e creativa, che giorno dopo giorno muore sotto la pressione dei governi che in Siria combattono le loro guerre per procura, del regime pronto a distruggere il suo stesso popolo, alla radicalizzazione dei militanti è raccontata in modo magistrale".
QUI la recensione completa del film di Christian Elia.
Mymovies.it. Ci sono film che non solo 'si possono permettere di' ma anzi 'devono' infrangere le regole del linguaggio cinematografico. Possono farlo quando il loro valore risiede proprio in quel bypass. E il caso del lavoro di Saeed Al Batal et Ghiath Ayoub vincitore del Premio del Pubblico alla Settimana della Critica di Venezia 2018.
Delle 450 ore di girato noi vedremo una sintesi di due ma apprenderemo anche che ben quattordici documentaristi sono morti nel corso di un conflitto di cui i media si ricordano a fasi alterne. I due cineasti invece ci mettono dinanzi a una realtà atroce costantemente vissuta dall'interno con una telecamera che non riprende le azioni ma le vive costituendo, con le sue immagini, un'ultima e indispensabile "linea di difesa".
Cinematografo.it. Il film di Saeed Al Batal e Ghiath Ayoub, entrambi giovani cineasti siriani, scava a fondo nella catastrofe che da anni lacera il loro paese e per farlo adopera l’approccio – era pressoché inevitabile – del cinema documentario, con la sua urgenza di aggredire la realtà e di coglierla nel suo disfacimento materiale, hic et nunc, di edifici, di corpi e, inevitabilmente, anche di senso. A guidare l’intero lavoro è l’illusione che l’occhio della cinepresa sopravviva all’uomo ed esista forse persino a prescindere dall’uomo stesso.
Quinlan.it. in Still Recording assistiamo anche alla sdrammatizzazione sulla guerra, dalla telefonata che un cecchino fa con sua madre proprio mentre punta il mirino verso il nemico, alle battute che si fanno contro Assad, a scopo apotropaico. E assistiamo anche alla volontà di divertirsi di questi ragazzi, tanto che almeno una sera li vediamo andare a divertirsi, ubriacarsi, baciarsi, ecc. Ma la guerra è sempre lì accanto, a venticinque metri o a cinquanta, come ci viene detto; una guerra infiltrata ovunque, basta girarsi un momento e la si ritrova, quale instancabile forza distruttrice.