di Paolo Virzì, Italia, 2018, 125′
con Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Roberto Herlitzka, Marina Rocco.
È la notte del 3 luglio 1990. La nazionale italiana di calcio ha perso ai rigori contro l’Argentina in semifinale e dà l’addio al sogno di vincere il Mondiale. Nel Tevere viene ripescata un’automobile, con a bordo un cadavere, quello di un importante produttore cinematografico. I tre principali sospetti sono i giovani finalisti del Premio Solinas.
MyMovies. Dopo aver filmato l'America per la prima volta, in fuga tra Detroit e la Florida (Ella & John), Paolo Virzì ripiega in patria e firma una commedia gialla tesa a osservare l'intreccio profondo tra esistenze individuali e storia collettiva. Attento soprattutto all'incidenza dell'ultima sulla vita del singolo, Virzì sceglie la risorsa del fuori campo anche per delineare il rapporto dialettico tra la calcistica giornata della polis e quella particolare della storia privata. La notte magica cantata da Gianna Nannini e auspicata dal tifoso italiano volge nella notte degli errori e propone un rendez-vous con la memoria, quella dell'autore e della sua generazione ma anche quella dello spettatore davanti all'eterno ritorno di un trio che avevamo tanto amato (Vittorio Gassman, Stefano Satta Flores, Nino Manfredi). Eugenia, Antonio e Luciano, esageratamente tipizzati, come a esibire un desiderio di fiction anziché di realismo, sono il residuo di quelle icone trasformate in lucciole fragili, (in)dimenticate e vibranti dentro una notte di scacco disegnata dal regista sulla locandina. Declinato al passato prossimo, Notti magiche mostra, in maniera instabile e con risultati variabili, che tutto quello che ha contato per noi è destinato a sparire, condannato a farsi rovina.
Filmtv.press. Trasparentemente, Virzì rievoca i suoi primi approcci col mondo del cinema romano a inizio anni 90, in un who’s who che ora fa i nomi (Ennio, «il più negriero di tutti», Marcello, Mario) ora allude (Fulvio/Furio Scarpelli, il «maestro dell’incomunicabilità» Pontani), giochino divertente anche se alla lunga un po’ incestuoso. Meglio i dettagli perfidi: tutti che si chiamano per nome e ripetono di volersi bene (ma poi…), Ornella Muti che disprezza i registi che la disprezzavano ma «facevano i lumaconi», le figurine ai margini tra euforia malata e cupio dissolvi (Emanuele Salce, bravissimo). Il cinema era già morto, d’altronde: al Premio Solinas i vecchi maestri guardano le partite in tv, gli sceneggiatori ponzano nelle osterie (e scrivono le «ficcion»), Fellini gira La voce della Luna, «ma è un po’ bollito ormai». Tutti mostri, non si sono mai tanto amati. Non sono meglio i giovani sceneggiatori, che finiranno a fare altro, fuori dal cinema. Infatti il maresciallo dei carabinieri li rimprovera di non saper più scrivere storie, neppure la loro, perché incapaci di guardare fuori dalla finestra. Virzì, già nuovo Risi e Monicelli, ora vuole essere (anche) un nuovo Zavattini.
Cineforum.it. Perché la cosa interessante di questo ritorno alle origini da parte di Virzì, attraverso la sua riflessione non scontata e non usuale sulla stagnazione del cinema italiano all’inizio della sua conclamata fine, è proprio la posizione che il regista assume. Non tanto per le sue ragioni personali e professionali, ma per l’esito del suo discorso: i suoi protagonisti sono sì mangiati dai tanti Saturno che incontrano e falliscono nel loro sogno, ma lui, invece, il giovane sceneggiatore e futuro regista Paolo Virzì (e con lui la sua co-sceneggiatrice e regista Archibugi), no; lui, anzi loro, sarebbero diventati parte di quello stesso ambiente, eredi di quella stagione. E se per loro stessa ammissione non sono stati in grado di coglierne l’eredità, o l’hanno superata dando al cinema italiano un’anima diversa ma non altrettanto riconosciuta, il declino o il cambiamento saranno anche un poco colpa loro. E dunque Notti magiche è la cronaca semiseria di un fallimento generazionale, di un autoinganno coltivato e a un certo punto dimenticato per proseguire tranquilli lungo la propria strada e nel frattempo riprendere, cambiare, ricordare, stravolgere, tradire.