L’arpa
birmana

L’arpa birmana, Kon Ichikawa

L’arpa birmana

di Kon Ichikawa, Giappone, 1956, 116
con Shoji Yasui (Mizushima), Rentaro Mikuni (capitano Inoue), Tatsuya Miyashi (comandante della fortezza), Yunosuke Ito (capo villaggio), Taketoshi Naito (Kobayashi), Jun Hamamura (Ito), Shunji Kasuga (Maki), Akira Nishimura (Baba), Hiroshi Tsuchikata (Okada), Tanie Kitabayashi (la vecchietta).

L’arpa birmana

Trama

Un reggimento dell’esercito imperiale giapponese s’arrende alle forze britanniche in Birmania alla fine della Seconda guerra mondiale e trova armonia attraverso il canto. Un soldato semplice, creduto morto, diventa monaco buddista e scopre l’illuminazione spirituale. Magnificamente girato in silenzioso bianco e nero, è una meditazione lirica ed eloquente sulla bellezza che convive con la morte e rimane una delle dichiarazioni antimilitariste più travolgenti dell’intero cinema giapponese.

Regia

Kon Ichikawa

Cast

Shoji Yasui (Mizushima), Rentaro Mikuni (capitano Inoue), Tatsuya Miyashi (comandante della fortezza), Yunosuke Ito (capo villaggio), Taketoshi Naito (Kobayashi), Jun Hamamura (Ito), Shunji Kasuga (Maki), Akira Nishimura (Baba), Hiroshi Tsuchikata (Okada), Tanie Kitabayashi (la vecchietta).

Genere

drammatico

Paese di produzione

Giappone

Anno di produzione

1956

Durata

116′

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Calendario

giovedì 16 gennaio 2025
h: 20:30
7,00 € / Intero
5,00 € / Ridotto over 65 e Soci Bloom
4,00 € / Ridotto Under 26
Novità

Cena a tema su prenotazione:

  • Samosas al forno con salsa di yogurt
  • Zuppa birmana vegetariana con noodles e uova
  • Dolce al cucchiaio a base di cocco mango e croccante al cardamomo

20 € acqua e caffè inclusi, prenotazioni entro il 15 gennaio al numero 327 8399417

Recensioni

Mymovies.it - A partire da un romanzo omonimo di Michio Takeyama (molto noto in Giappone) e grazie alla sceneggiatura della moglie Natto Wada (con cui collaborerà fino al 1965) Ichikawa realizza il suo capolavoro a dieci anni dalla fine del conflitto senza mai citare le atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Immerge sin dall'inizio, nel rosso della terra birmana, il suo film in bianco e nero mettendo al centro il canto e la musica come elementi sonori fondamentali per esprimere la pietas che è necessaria per avvicinarsi agli esseri umani coinvolti nel massacro bellico.

 

Sentieri Selvaggi - Ichikawa detta un movimento lento, meditativo, fatto di piani fissi e lunghe inquadrature, teso a portare lo spettatore a porsi dei quesiti etici. Quale è la nostra responsabilità in questo universo di violenza? È la stessa domanda che si pone il soldato Witt (Jim Caviezel) ne La sottile linea rossa di Malick. Il personaggio della vecchietta e del bambino orfano sono esemplificativi del ruolo della solidarietà nel momento della difficoltà. Mizushima è dibattuto tra il volere ritornare in Giappone e il restare in Birmania a fare da testimone consapevole di un universo naturale violato dalla crudeltà umana. Il libero arbitrio diventa una scelta esistenziale che scorre sui binari della Fede: avere cura dei morti significa avere rispetto di ogni vita umana. Il pappagallo sulle spalle del bonzo è invece la voce della coscienza che comincia a farsi sentire proprio quando si è al culmine della disperazione.

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