di Arnaud Demuynck e Rémi Durin, Belgio, Francia, Svizzera, 2022, 66′
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La topolina Yuku ha due passioni: suonare l’ukulele e ascoltare le storie della sua nonnina. Quando questa si ammala, Yuku parte alla volta dell'Himalaya, dove cresce un fiore misterioso che secondo una leggenda può guarire qualunque cosa.
Nel viaggio farà molti incontri, scoprendo che la musica e le storie possono portare gioia e amicizia.
(il trailer è in originale ma il fil sarà in italiano)
consigliato dai 3 anni
MyMovies.it - Il tratto dei disegni di Yuku e il fiore dell'Himalaya è leggero e stilizzato, lontano sia dalla cupezza di racconti più complessi, sia dall'inconsistenza del digitale. Nonostante ciò, è preciso nelle ambientazioni (soprattutto nella prima parte ambientata nel castello) e tende via via sempre più all'astratto, rappresentando il viaggio fantastico di Yuku con colori netti e accesi (arancioni, blu scuro, rosso, giallo) che creano atmosfere irreali, distese eppure al tempo stesso movimentate. (...) La cosa interessante di Yuku e il fiore dell'Himalaya è proprio la sua semplicità (anche narrativa, con un percorso sostanzialmente di andata e ritorno), con i vari personaggi investiti di un valore simbolico evidente, ma mai appesantiti da proclami o prediche.
Duels.it - Yuku e il fiore dell’Himalaya è un film sull’importanza del racconto, su ciò che illumina la vita di ciascuno, come ricorda l’incipit: una mise en abyme del cinema attraverso l’abbassamento delle luci e la ricezione collettiva del racconto, ma anche una mise en abyme del soggetto del film, poiché il racconto richiesto dai topolini alla nonna è proprio quello della storia del fiore dell’Himalaya. Quando la nonna inizia il racconto illustrato nelle vetrate della biblioteca, i raggi colorati che li attraversano illuminano e scaldano i volti stupiti del pubblico. È sempre una questione di luce e di occhi che guardano.
SentieriSelvaggi.it - Un musical giocoso, in cui ogni canzone rafforza i personaggi nella loro identità. Un piccolo gioiellino nel mondo dell’animazione europea. Si passa dal genere ska al coinvolgente blues, dal rap allo swing, dalla ballata filosofica di una volpe a un boogie-woogie scatenato. Oltre la giusta commistione tra genere musical e animazione, anche la scrittura è particolarmente toccante, costruita su dialoghi ben fatti e capaci di aprire spiragli che vanno oltre le fasce di età più piccole. Gli indovinelli, disseminati per tutto il film, rendono ancora più divertente e riuscita l’opera, per entrare nel tempo della storia: “Più sono alta, meno la gente mi vede…”. “La risposta sta nei vostri occhi”.