di Takehiko Inoue, Giappone, 2022, 124′
con Masaya Fukunishi, Katsuhisa Hôki, Tetsu Inada, Subaru Kimura, Chikahiro Kobayashi
Ryota Miyagi è in seconda liceo, alto 1,68 cm e naturalmente play della Shohoku. Veloce con i piedi, ambidestro con le mani, passatore sublime tra un no look, un laser pass e un alley-oop distribuiti come cioccolatini per i compagni. Poi ci sono gli altri: Takenori Akagi, C, capitano e roccia su cui è costruita la tenuta della squadra; Hisashi Mitsui, SG, stella delle medie che si era persa nel cambio di scuola e di vita; Kaede Rukawa, SF, il predestinato che sa di esserlo e non lo nasconde; Hanamichi Sakuragi, PF, l'anima del quintetto che tra una smargiassata e un rimbalzo sposta sempre in avanti il cuore del gruppo. Questa è la squadra di basket del liceo Shohoku, questa è la storia, soprattutto, di Ryota, nativo di Okinawa, che dopo la morte del fratello maggiore Sota in un indicente in mare, decide di dedicarsi al basket cercando di soffocare il dolore della perdita e l'impotenza di continuare a vivere.
SentieriSelvaggi - Grazie ad una precisa tecnica di cel-shading, per cui le animazioni tridimensionali in CGI venivano rielaborate a mano dallo stesso Inoue (secondo la bidimensionalità dei rodovetri tipica degli anime), The First Slam Dunk esalta l’iperrealismo a formula assoluta del racconto, in modo da presentare agli occhi del pubblico immagini talmente immersive e avvolgenti, da rompere le barriere che lo separano dallo schermo. Chi ha giocato a basket, come chi è neofita di questo sport (e del manga), si troverà senza sosta a supportare le azioni sul parquet, a soffrire fisicamente per i (larghi) distacchi subiti dallo Shohoku, e ad esplodere di gioia non appena i nostri eroi si svincolano dalla spirale di supremazia della Sannoh. Perché quel che Inoue mette qui in scena nel confronto tra le due squadre, è da un lato la bellezza esaltante del gesto sportivo: di chi, come la Sannoh ne è assoluta espressione; dall’altro la capacità degli outsider di non mollare mai, di trovare in sé stessi, nel proprio passato, e nei ritmi cardiaci dei propri compagni, la forza di affrontare gli ostacoli della quotidianità. Tanto quelli esterni – l’avversario da superare – quanto quelli interni, più intimi e insidiosi, che rischiano di farli cadere nel baratro della disperazione.