Grand
Tour

Grand Tour, Miguel Gomes

Grand Tour

di Miguel Gomes, Portogallo, Italia, Francia, Germania, Giappone, Cina, 2024, 129
con Gonçalo Waddington, Crista Alfaiate, Cláudio da Silva, Lang Khê Tran, Jorge Andrade.

Grand Tour

Trama

Birmania, 1917. Il funzionario dell'Impero britannico Edward riceve un telegramma dalla fidanzata Molly, che vuole raggiungerlo a Rangoon per sposarlo. Edward sale sul primo treno, che deraglia. Da lì inizia un viaggio attraverso l'Estremo Oriente, che lo condurrà in Vietnam, nelle Filippine, in Giappone e infine in Cina, puntualmente raggiunto dai telegrammi di Molly che non demorde e segue le sue tracce tra mille difficoltà.

Regia

Miguel Gomes

Cast

Gonçalo Waddington, Crista Alfaiate, Cláudio da Silva, Lang Khê Tran, Jorge Andrade.

Genere

drammatico

Paese di produzione

Portogallo, Italia, Francia, Germania, Giappone, Cina

Anno di produzione

2024

Durata

129′

Premi

Miglior regia al Festival di Cannes 2024

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Calendario

mercoledì 24 settembre 2025
h: 17:30
7,00 € / Intero
5,00 € / Ridotto over 65 e Soci Bloom
4,00 € / Ridotto Under 26
giovedì 25 settembre 2025
h: 20:30
versione originale portoghese con sottotitoli
7,00 € / Intero
5,00 € / Ridotto over 65 e Soci Bloom
4,00 € / Ridotto Under 26

Note
di
Regia

Questo film ha iniziato a prendere forma poco prima del mio matrimonio. Stavo leggendo un racconto di viaggio di Somerset Maugham intitolato Il signore in salotto. In due pagine del libro, Maugham narra il suo incontro con un inglese residente in Birmania. L’uomo era scappato dalla sua fidanzata attraverso l’Asia finché lei non l’aveva trovato, dando così inizio a un matrimonio felice. È una storia che gioca su stereotipi universali: la testardaggine delle donne che trionfa sulla codardia degli uomini.
Il percorso del futuro sposo seguiva l’itinerario del grand tour. All’inizio del XX secolo, si definiva “grand tour asiatico” il viaggio che iniziava in una delle grandi città dell'Impero britannico in India e si estendeva fino all’Estremo Oriente, terminando in Cina o in Giappone. Tanti viaggiatori europei lo intrapresero, e molti di loro scrissero libri sulla loro esperienza.

(...) Come nelle screwball comedies degli anni ’30 e ’40, la donna è una cacciatrice mentre l’uomo è la sua preda. Ma in Grand Tour i due protagonisti sono separati sia nello spazio che nel tempo e il cambio di prospettiva dal personaggio maschile a quello femminili trasforma la commedia in melodramma. Ci sono vari grand tour in questo film. C’è il percorso geografico che si disegna nelle immagini dell’Asia
contemporanea e che corrisponde all’itinerario percorso dai protagonisti in un’Asia immaginaria costruita in studio. C’è il grand tour emotivo che Edward e Molly vivono ognuno a modo proprio e che rappresenta un territorio non meno vasto di quello che percorrono fisicamente. E soprattutto, c’è l’immenso grand tour che unisce ciò che è separato: i paesi, i generi, i tempi, la realtà e l’immaginazione, il mondo e il cinema. Ed è proprio quest’ultimo grand tour in cui vorrei invitare gli spettatori. È a questo che serve il cinema, credo.

 

Miguel Gomes

Recensioni

FilmTv -  Ogni film di Miguel Gomes è la ricerca del film che il regista vorrebbe e dovrebbe fare, e che invece non sa, non può, non vuole fare. I suoi racconti sovrappongono parole e immagini sfasandole, illustrano al contrario pagine di diario, usano la tradizione (letteraria, cinematografica) come traccia da seguire e riscrivere. Grand Tour, storia di un funzionario inglese del 1918 in fuga dalla promessa sposa e dell’inseguimento di quest’ultima attraverso Birmania, Singapore, Filippine, Giappone, Cina, riprende temi (l’osservazione documentaria, la finzione dentro set asettici), toni (tragici, ironici, stupefatti) e atmosfere (molli, coloniali, decadenti) di tutta la sua filmografia. Nell’ipnotico, estenuante incrocio di passato, presente, voci narranti, riprese antropologiche, ricostruzione storica, bianco e nero e colore, porta in scena la crisi di un autore, e dentro il quadro di questa afasia l’impronta della sua genialità.

 

Internazionale.it - Premiato per la miglior regia a Cannes, è arrivato nelle sale uno dei più raffinati e originali oggetti cinematografici di quest’anno, se non degli ultimi anni. Un’opera rara da vedere e rivedere più volte: Grand tour del regista portoghese Miguel Gomes, tra gli autori più importanti di oggi. Film-sogno dalla grande raffinatezza e invenzione formale sulle posture e imposture coloniali, e non privo di satira, racconta la storia di un giovane uomo che fugge, Edward (Gonçalo Waddington), promesso sposo di Molly (Crista Alfaiate), una ragazza che lo insegue ai quattro angoli del mondo.

 

Quinlan.it -  Come un novello Phileas Fogg, Gomes porta a casa il suo giro del mondo, restituendoci una sorta di mappatura (post)colonialista dell’Asia orientale. Quello che era ieri, tra le due guerre mondiali, col tentacolare potere di Inghilterra, Francia e anche Portogallo (e non solo), e quello che è oggi, un orizzonte indubbiamente più libero. In tal senso, la staffetta di voci narranti che cambiano di nazione in nazione, di lingua in lingua, è persino commovente. Indubbiamente una scelta sagace, pienamente politica – come, del resto, il cinema di Gomes. E poi i panda, il bagno delle scimmie nelle terme, la monorotaia, il valzer e l’opera lirica, i costumi e le scenografie (che lavoro!), i grandi paesaggi naturali e il traffico cittadino, gli accesi cromatismi dei fuochi d’artificio e la notte nero pece della foresta, l’amore, la vita, la morte. La realtà e la finzione. Miguel Gomes è Oscar Diggs. É il mago di Oz.

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