di Sally Potter, Gran Bretagna, 2017, 71′
con Bruno Ganz, Cherry Jones, Cillian Murphy , Emily Mortimer, Kristin Scott Thomas , Patricia Clarkson, Timothy Spall
Un appartamento, sette persone e mille segreti con altrettante bugie: il tutto nell'arco di una serata. È quanto accade a casa di Janet e Bill, pronti a ricevere gli amici più stretti per un party celebrativo: la donna è stata nominata ministro-ombra della salute per i laburisti. Mentre la moglie sembra pregustare la vittoria maneggiando tra i fornelli, il marito appare preoccupato e distratto. È sufficiente una sua confessione a scatenare fra gli ospiti un dirompente effetto domino.
La ricchezza linguistica di The Party inizia già dal titolo, squisito doppio senso in lingua inglese che l'italiano deve scindere fra "partito" e "festa". Il primo significato è il motivo per l'esistenza del secondo, quale celebrazione di una vittoria ottenuta senza scadere nei compromessi.
Wired.it. Sally Potter (che per i suoi film è arrivata a rifiutare l’etichetta femministi, rimproverando che sia usata solo per catalogare le opere femminili: «Perché i film di Ken Loach non sono definiti femministi?» ha polemizzato in un’intervista recente) ha deciso con The Party di dare il femminismo per assodato, riuscito, cementato, e di mettere in scena un’era post-femminista, dove si danza sul cadavere del maschio non senza effetti collaterali. (...) Pronti ad alzare i calici, il clima di festa è però destinato a svanire presto, perché, tra piatti da preparare e bicchieri da riempire, una doppia e inaspettata confessione di Bill darà il via a un effetto domino di rivelazioni che degenereranno nel caos più totale.
Costretti a mettere tutto in discussione – amore, amicizia, scelte di vita e convinzioni politiche – tra i sette amici avrà inizio una guerra senza esclusione di colpi.
Kammerspiel in bianco e nero, tutto girato con camera a mano, il film fonda la sua forza sull’eccellente prova degli attori e sui dialoghi rapidi, recitati tutti in punta di fioretto. Nei settanta minuti che ci preparano alla deflagrazione finale (lasciata fuori dallo schermo) assistiamo alla caduta delle maschere indossate dai protagonisti, e allo smantellamento di tutti i cliché personificati dalla sinistra inglese. Femminismo incluso.
Filmtv.press. Piccola black comedy piuttosto perfida (anche se un po’ troppo schematica), tutta chiusa in un pugno di minuti (70, titoli compresi, in tempo reale) e tra il soggiorno, la cucina, il bagno e il cortiletto di una bella casa londinese agiata, di gusto, vissuta. Si festeggia tra quattro coppie di amici la nomina di Janet a ministro del governo ombra. Britannici colti, progressisti, di mezza età, cui si aggiungono un tedesco (Bruno Ganz, che è una sorta di guru-guaritore new age, partner, sull’orlo della separazione, di Patricia Clarkson) e due più giovani (Emily Mortimer, compagna, incinta di tre gemelli, di Cherry Jones, e Cillian Murphy, broker cocainomane in attesa della moglie Marianne, ospite ritardataria). Aspettando non Godot, ma Marianne, in un’aura di surreale sospensione, si consumano i depressi ideali di una classe che ha fatto solo casino, i tradimenti reciproci, le parole d’ordine trasformate in luoghi comuni. Mentre, con perseveranza maniacale, il padrone di casa ci fa ascoltare brani (svariati, ma tutti di classe) della sua collezione di LP. Tra battute acide, nessuno si salva in The Party, il nuovo film scritto e diretto da Sally Potter con rinnovata grinta, grazie soprattutto ai suoi interpreti. The Party è uno di quei film che funzionano solo se girati in Inghilterra, con quegli attori: oltre ai già citati, i grandi padroni di casa, Kristin Scott Thomas, la “ministra”, che apre e chiude il film puntando una pistola contro gli spettatori, e Timothy Spall, catatonico, borbottante, consumato.
Cineforum.it. Scritto e modulato come una black comedy ma architettato come un dramma da camera, il film è una pochade con intenti evidentemente satirici dove viene riciclato il vecchio e abusato copione della festa che si trasforma lentamente in un gioco al massacro. E se come commedia funziona benissimo calibrando umorismo e sarcasmo, descrivendo alla perfezione la maschera di ognuno dei personaggi (formidabile pur nella sua dimensione macchiettistica, la coppia Patricia Clarkson, amica cinica e disillusa della protagonista, e Bruno Ganz, fricchettone agée che parla solo per frasi fatte e banali considerazioni sul senso della vita) è però incapace di ergersi, come vorrebbe, a satira di costume su larga scala.