di Ben Affleck, USA, 2023, 112′
con Matt Damon, Ben Affleck, Jason Bateman, Marlon Wayans, Chris Messina
È il 1984, Reagan sta alla Casa Bianca, la Apple lancia il suo primo Macintosh e Michael Jordan deve ancora mettere piede su un parquet NBA. Ma con quale scarpe? Converse e Adidas si spartiscono il mercato delle squadre in cima alle Conference, delle stelle sui poster e dei senior universitari. Nike, l'azienda che prende il nome dalla dea della vittoria e che nessuno sa pronunciare, arranca molto più indietro. E per Phil Knight, suo co-fondatore e runner al college e nell'anima, non può andare bene. È per questo che da qualche tempo ha assunto nella divisione basket Sonny Vaccaro, talent scout che ha varcato i palazzetti liceali e universitari di mezzi Stati Uniti, dove ha stretto la mano a tutti i coach, agli assistenti e ai giocatori a cui è riuscito ad arrivare. L'obiettivo è uno e soltanto uno, firmare la prossima star NBA sulla rampa di lancio verso il tabellone. L'obiettivo, in vista del draft del 1984, quello con in lista Hakeem Olajuwon, Charles Barkley, John Stockton e - perché no? - Oscar Schmidt, è uno e soltanto uno: Michael Jeffrey Jordan, da Brooklyn, New York, junior di North Carolina. The GOAT.
Quinlan - Tornato dietro alla macchina da presa a sette anni dal precedente La legge della notte, Ben Affleck si trova con questo Air – La storia del grande salto ad affrontare una scommessa tutt’altro che facile. Una scommessa, quella dell’attore-regista, che si traduce in una doppia sfida: da una parte quella di realizzare un film sportivo, che si attenga sostanzialmente ai codici del genere e al suo svolgimento, senza però mostrare praticamente mai un match dello sport in questione; dall’altra, quella di raccontare un’icona che ha segnato a fondo l’immaginario di un preciso decennio (gli anni ‘80 americani, con lo sviluppo, nel periodo, dell’industria dell’abbigliamento sportivo) lasciandone quasi sempre fuori campo il corpo. Proprio per questo, questo ritorno alla regia di Affleck non va assolutamente sottovalutato, né il suo risultato va liquidato come un mero blockbuster concepito in modo da sfruttare l’onda lunga dell’amarcord per gli anni ‘80: ciò in primis perché Air – La storia del grande salto è in realtà tutt’altro che un film nostalgico (il montaggio iniziale, un susseguirsi di eventi e immagini emblematiche dell’anno in cui il film è ambientato, è l’unica concessione in tal senso); ma soprattutto perché il film riesce a fotografare con precisione un’epoca e un preciso contesto culturale, raccontando al contempo quella variante progressista dell’american dream per cui il Ben Affleck regista non ha mai nascosto la sua fascinazione. Una fascinazione che qui trova forse il suo risultato più compiuto.
Cineforum - Air è un film solido, strutturato, a tratti persino entusiasmante, che guarda agli anni Ottanta – presentati con musica e immagini d’epoca nei primi minuti del film, come a volerci gettare di colpo in medias res – per ragionare anche sull’oggi. Air sembra andar fiero del suo essere in controtempo con il cinema spettacolare americano degli anni recenti, non cerca né gli effetti speciali né il pubblico impigrito delle piattaforme. Usa il potere della parola e della recitazione, rispolvera stilemi da cinema classico, offre con spavalda sincerità una morale, anche se commerciale prima ancora che etica.