di Tamara Kotevska, Ljubomir Stefanov, Macedonia, 2019, 87′
con Hatidze Muratova
Hatidze vive con l’anziana madre in un villaggio remoto e abbandonato, privo di strade, elettricità e acqua corrente. Lei è l’ultima donna di una generazione di apicoltori. Si arrampica per le montagne su sentieri a picco su alti strapiombi per estrarre il miele dai favi selvatici. Il poco miele che ricava lo rivenderà al mercato
di Skopje, dopo quattro ore di cammino. Un giorno la pacifica esistenza di Hatidze viene sconvolta dall’arrivo di una chiassosa famiglia nomade con cento mucche e sette bambini scatenati. Hatidze accetta ottimisticamente l’idea di avere dei vicini di casa offrendo il suo affetto e i suoi consigli sull’apicoltura. Ma non ci vorrà molto prima che Hussein, il patriarca della famiglia nomade, fiuti l’opportunità e sviluppi interesse per la vendita del proprio miele. Hussein ha sette giovani bocche da sfamare e nessun pascolo per
il suo bestiame e presto mette da parte i consigli di Hatidze per una sfrenata caccia al profitto. Questo causa una rottura nell’ordine naturale e provoca un conflitto insanabile con Hatidze. L’arrivo di questa famiglia fornisce ad Hatidze una tregua dall’isolamento e dalla solitudine ma, mette in grave pericolo la vita delle api e con essa l’unica forma di sostentamento di Hatidze.
Domenica 16, dopo il film, tavola rotonda sul ruolo delle api nella tutela della biodiversità. Partecipano:
Sentieri Selvaggi - Quale che sia l’approccio umano, l’attenzione del film si concentra sugli aspetti della vita contadina piena di spiragli di mirabile bellezza ma ugualmente faticosa, fatta di una durezza senza appello, sorda alle necessità quanto generosa nell’elargire doni. Evita di raccontare un idillio incrollabile, marca invece le fragilità, e lo fa soprattutto descrivendo i pericoli insiti nel processo di smielatura durante l’estrazione dei favi dall’apiario, dove la salvaguardia e la cautela lavorano per lo stesso obiettivo.
Honeyland parla dunque del disastro ambientale riflettendo sulla posizione invasiva dell’uomo, convinto di meritare dei riguardi speciali, talmente accecato di egocentrismo da riservare per sé gli onori, pronto a lasciare gli oneri ai posteri. Un lascito avvelenato di irresponsabilità.
Cineforum.it - Hatidze si muove con leggerezza e gentilezza nel suo quotidiano confronto con le api. Le rispetta e, così come le sa circuire con le sue nenie e i suoi essenziali strumenti di lavoro per appropriarsi del prodotto del loro lavoro, contemporaneamente divide con esse quest’ultimo (“metà a voi e metà a me”): un gesto che rimanda alle origini lontanissime del genere umano, consapevole debitore della propria sopravvivenza ad altri esseri viventi, degni per questo di essere continuamente ringraziati e placati per la violenza che sono costretti a subire a tal fine.
MyMovies - Questione di equilibrio dunque, come del resto tutto in Honeyland: una storia che parla di sostenibilità ambientale ma che mostra come, a tutti i livelli e soprattutto a quello umano, ogni azione sia anche un disturbo. Anche la semplice prossimità, di una donna a un nido d'api, di una famiglia a un'altra, di una madre a una figlia, altera uno stato naturale; Il lavoro di Kotevska e Stefanov, con i suoi ritmi lenti e la precisione delle inquadrature, stimola lo spettatore a riflettere sul proprio ruolo di osservatore attraverso la macchina da presa, e a chiedersi se e come stia sfruttando esso stesso il mondo rappresentato nel film.