di Kata Wéber, Kornél Mundruczó, Germania, Ungheria, 2021, 97′
con Annamária Láng, Goya Rego, Lili Monori, Padmé Hamdemir
Quel giorno tu sarai, film diretto da Kornél Mundruczó, ripercorre le vicende vissute da tre generazioni appartenenti a una famiglia ebrea, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino alla Berlino di oggi. Si parte dalla tragica nascita di Éva all’interno di un campo di concentramento, per poi attraversare i decenni e giungere fino al nipote Jonas, che oggi conduce la sua esistenza proprio a Berlino, un tempo sinonimo di “inferno” per gli ebrei, in tutta tranquillità all’interno di una società multietnica.
Sentieri Selvaggi - il regista realizza un’opera tratta da un’esperienza teatrale, trasponendo sul grande schermo le vicende personali della madre ungherese di Kata Wéber, sceneggiatrice del film. I piani sequenza si susseguono con grazia e decisione, perché la storia, quella collettiva, non conosce tagli e deformazioni, se non quelle inferte dalla nostra limitata memoria e compromessa conoscenza della vita. L’autore abbatte i muri, come quelli dell’appartamento di Lena che all’improvviso è invaso dall’acqua violentemente sopraggiunta dalle tubature e che hanno fatto saltare le difese interne, hanno scardinato l’indifferenza del presente. Appunto, l’indifferenza dilaga, è praticamente ormai oggi pubblicizzata e la virtù è ancor di più derisa. E intanto, quel giorno tu sarai (in) un “inferno multietnico”.
Cineforum.it - Con una spiccata consapevolezza del contemporaneo, Quel giorno tu sarai ricompone così il proprio mosaico frammentario cercando tra le pieghe del presente una risposta ai traumi ancora vivi del passato, con uno sguardo registico che è in grado di prendere coscienza degli orrori della Storia, di affermare la necessità imperativa della memoria e allo stesso tempo di spingersi verso una direzione che prevede l’emergere di nuove identità condivise, contro ogni separazione e ingiustizia sociale.
Quinlan.it - Ecco dunque che la tripartizione oltre a ragionare sul tempo (dapprima il 1945, quindi la contemporaneità – ma nel secondo segmento tutta tesa a ragionare sui decenni precedenti) si trova a ragionare sullo spazio, e sulle nazioni. Perché Quel giorno tu sarai parla di identità, quell’identità dapprima vietata e martoriata, quella dell’ebraismo, ma anche l’identità come senso di appartenenza a un consesso umano. Non è casuale che la madre di Éva, che la partorì nel campo di sterminio, avesse cinque documenti di identità, chissà quali veri e quali falsi. E non è casuale che ognuno dei tre personaggi abbia un rapporto completamente diverso con l’ebraismo, e il suo significato.