di Jonas Carpignano, Italia, 2021, 121′
con Swamy Rotolo, Claudio Rotolo, Grecia Rotolo, Giuseppina Palumbo, Giorgia Rotolo
Chiara Guerrasio, secondogenita ma prima nel cuore di suo padre, è una ragazzina sveglia e, al contrario delle sue sorelle, ha un carattere forte e deciso. Quando suo padre lascia Gioia Tauro per un lungo viaggio di lavoro, gli equilibri all’interno della famiglia cambiano e Chiara è costretta a vedere la sua città e la sua famiglia con occhi diversi.
LA PAROLA AL REGISTA - FilmTv.it - " (...) Tutto ciò che racconto della famiglia di Chiara è reale ma ho dovuto incasellarlo in una struttura narrativa fittizia. Non è stato difficile per Chiara e i suoi, che non sono attori professionisti, recitare: tutto ciò che portavano in scena era qualcosa che avevano già vissuto. Non hanno però mai letto la sceneggiatura: ognuno di loro all'inizio delle riprese conosceva esattamente solo ciò che il loro personaggio avrebbe dovuto conoscere.
Per me, A Chiara è più un film su una famiglia che sulla mafia. Certo, la cultura mafiosa segna molti aspetti della loro vita di tutti i giorni ma non è così dominante come la maggior parte della gente pensa. Quando vedo film sulla mafia con i suoi uomini a guidare macchine eleganti e con pistole nelle tasche posteriori, penso a quanto quelle immagini non corrispondano a ciò che ho visto nel tempo trascorso a Gioia. A Chiara è un film sulla famiglia, sulla relazione tra un padre e una figlia. Parla di come le persone imparino a trovare la loro bussola morale e a muoversi".
Quinlan.it - Carpignano non adotta mai uno sguardo entomologico, non cala mai la camera dall’alto, non osserva mai i suoi protagonisti come stesse ponendo l’occhio su un microscopio. Quella partecipazione emotiva della messa in scena già presente nei film precedenti prorompe con forse ancora maggior forza in A Chiara, come dimostra in modo eclatante la lunghissima sequenza che ha come centro narrativo la festa per il diciottesimo compleanno di Giulia, la sorella maggiore della giovane (c’è anche una terza sorellina, ancora piccola): oltre venti minuti in cui apparentemente si sta solo fotografando un momento di intimità familiare, ma che al contrario rappresenta uno scandaglio di quell’umanità, dei rapporti personali, di quel senso di famiglia che è poi uno dei punti cruciali attorno ai quali ruota l’intera narrazione.
Cinematografo.it - Al solito contraddistinto da uno sguardo immersivo che restituisce la sensazione di vivere un qui e ora che si disvela di pari passo alla fruizione (anche grazie al decisivo apporto del direttore della fotografia, Tim Curtin), il cinema di Carpignano è ormai tutt’uno con le sfaccettate realtà che popolano il territorio calabro, con Gioia Tauro ambiente d’elezione tale da consentire anche una breve incursione nei luoghi popolati dai personaggi del precedente film.
Madmass - C’è tanta umanità nell’universo cinematografico della marginalità di Carpignano ed è l’elemento che manda in cortocircuito schemi ricorrenti e pregiudizi di genere. Un posto di blocco nella periferia di Gioia Tauro supera il richiamo facile e spicciolo della violenza spettacolare per entrare nella regione intima di persone in lotta per la sopravvivenza e disposte a barattare un’ora di lavoro al di là della legge con una vita rintanata in bunker nascosti in mezzo ai campi.
Non c’è ideologia, non c’è immunità, ci sono solo corpi che cercano di rimanere indenni il più a lungo possibile per conquistare il proprio spazio nel mondo con brutale onestà e a prezzi lontani da ogni nostra immaginazione.