di Delphine Coulin, Muriel Coulin, Francia, Belgio, 2024, 110′
con Vincent Lindon, Benjamin Voisin, Stefan Crepon, Arnaud Rebotini (II), Édouard Sulpice
Pierre è un ferroviere cinquantenne che sta crescendo da solo, dopo la morte della moglie, i due figli. Louis, il minore, ha finito gli studi superiori e può lasciare Villerupt per studiare nella non economica Parigi. L'altro, Fus, gioca a calcio, ha una competenza da metalmeccanico e si sta pericolosamente avvicinando a gruppi di estrema destra dei quali condivide le idee e le modalità di azione. Pierre ha tutt'altri ideali e si trova in difficoltà a gestire il rapporto con il figlio.
Cineforum.it - Lo sguardo sulla società francese bianca inoltre – che vista da una prospettiva di questo tipo è piuttosto insolita nel cinema transalpino contemporaneo – appare lucido e spietato. Con la rappresentazione di una provincia sui generis come quella della Lorena: terra di mezzo e contesa fra due popoli, fieramente francese ma allo stesso tempo con una storia molto più giovane di quella di gran parte della Francia continentale. Ma anche di una classe media che si percepisce sempre meno centrale all’interno del discorso pubblico, che è facile preda di ideologie semplici come quelle intrise di populismo della destra estrema. E Fus, ventitreenne disoccupato e non portato per lo studio, perso dietro il calcio e la noia della provincia è in definitiva la perfetta sintesi, oltre che il simbolo, di tutto questo. Nonostante qualche schematismo e un racconto freddo, quasi asettico e che forse avrebbe potuto osare un po’ di più soprattutto nella direzione del contesto politico – sullo stile del cinema di Brizé, cui evidentemente si ispira – Noi e loro è un film solido e ricco di idee che mette il dito nella piaga di uno dei fenomeni più controversi e preoccupanti del nostro presente. Qualcosa con cui avremo a che fare per molto tempo ancora.
Quinlan.it - Noi e loro non manca di spunti interessanti. A cominciare proprio dalla recitazione di Lindon (Pierre, nel film), come di consueto di prorompente corporeità, di subitanea occupazione dello spazio scenico, alla quale devono per forza accordarsi quelle dei due ragazzi, Benjamin Voisin e Stefan Crepon, che interpretano rispettivamente Fus e Louis, i suoi figli. Il loro è un rapporto contraddistinto dagli slanci fisici, dagli abbracci, da un legame quasi cameratesco che il terzetto ha evidentemente sviluppato in reazione all’assenza della figura femminile, quella moglie/madre scomparsa e appena evocata dalla sceneggiatura.