America
Latina

America Latina, Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo

America Latina

di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo, Italia, 2021, 90
con Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba

America Latina, Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo

Trama

Latina: paludi, bonifiche, centrali nucleari dismesse, umidità. Massimo Sisti è il titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome. Professionale, gentile, pacato, ha conquistato tutto ciò che poteva desiderare: una villa immersa nella quiete e una famiglia che ama e che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni. La moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia (la prima adolescente, la seconda non ancora) sono la sua ragione di vita, la sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla correttezza. È in questa primavera imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita.

 

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Regia

Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo

Cast

Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba

Durata

90′

Paese di produzione

Italia

Anno di produzione

2021

Premi

In concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021.

Calendario

giovedì 3 febbraio 2022
h: 21:00
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto under 26 e over 65
venerdì 4 febbraio 2022
h: 21:00
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto under 26 e over 65
sabato 5 febbraio 2022
h: 19:00
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto under 26 e over 65
domenica 6 febbraio 2022
h: 21:00
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto under 26 e over 65
martedì 8 febbraio 2022
h: 21:30
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto under 26 e over 65
mercoledì 9 febbraio 2022
h: 18:00
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto under 26 e over 65
giovedì 10 febbraio 2022
h: 18:00
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto under 26 e over 65

Recensioni

LA PAROLA AI REGISTI

La nostra è un’attrazione verso la poesia dei luoghi sbagliati. Amiamo gli errori compiuti involontariamente. C’è molto sentimento in questa ricorrenza. Siamo indulgenti di natura verso ciò che non è riuscito: gli spazi gestiti male, gli abomini architettonici, tutto ciò che vorrebbe essere ciò che in realtà non è. C’è anche un discorso fotografico chiaramente legato ai luoghi fantasma, ai territori di nessuno, ma non è prioritario. Il nostro principale punto di interesse verso i luoghi di confine è strettamente antropologico: abbiamo a cuore i tentativi falliti.
(LEGGI TUTTA L'INTERVISTA SU FILMTV.IT)

 

MyMovies.it - In questo film, di cui non andrebbe conosciuta una riga in più di trama di quelle scritte sopra, continuano a perseguire il percorso iniziato con La terra dell'abbastanza in cui mettevano a nudo l'appiattimento delle coscienze per proseguire poi con il pluripremiato Favolacce al cui centro c'era un maschio alfa interpretato da Elio Germano. Il quale torna per dare corpo (e fiato) a un personaggio opposto, tutto regolatezza e comportamenti socialmente accettati ed accettabili.
(...) I  D'Innocenzo partono dal buio di una coscienza per esplorare se vi sia la possibilità che una luce possa farvi breccia. Non danno però (come non hanno mai preteso di dare) delle risposte, chiedendo (ma anche qui non imponendo) ad ognuno una decodifica di una storia che ha l'innegabile pregio di suscitare reazioni, evitando quindi il maggiore pericolo di un'opera dell'ingegno: lasciare indifferenti.

 

Cineforum.it - la forza di America Latina sta proprio nel darsi nudo delle immagini. Che stavolta non si appoggiano a ragioni storiche, non lavorano di e sul reale (ohibò), ma cercano una loro sensibilità contemporanea che possa essere semplicemente e meravigliosamente cinematografica. Non dunque la compiacenza o l'eccessiva confidenza (non ci sarebbe niente di male, comunque, con buona pace dei grandi inquisitori della morale), piuttosto l'irrobustimento di uno stile che qui sbrocca e esplode.

 

Nocturno.it - Messo da parte il respiro ampio e lo sguardo corale del precedente film, i fratelli D’Innocenzo scelgono l’intimità di una singola storia per dar voce all’uomo normale che reprime la parte più oscura di sé compiendo un percorso di accettazione lungo e tortuoso con gravi perdite lungo la strada. La natura mista del film, citata sopra, si inserisce a gamba tesa in questo discorso. È un thriller sì, ma il dramma psicologico del protagonista non è un unicum, è assolutamente umano come lo è il sentirsi fuori posto sia nel ruolo di padre che di figlio. Casa Sisti è deforme, un edificio ambiguo per quanto simbolo di una vita agiata.

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