di Mia Hansen-Løve, Francia, Germania, Belgio, Svezia, Messico, 2021, 112′
con Vicky Krieps, Tim Roth, Mia Wasikowska, Anders Danielsen Lie, Anki Larsson
Chris e Tony si amano da molto tempo ma qualcosa è svanito senza danneggiare quello che rimane. Nella vita crescono una figlia e dirigono film. Lui scrive di fantasmi, lei di amori impossibili. In cerca di quiete e di un luogo separato per lavorare ai rispettivi progetti, sbarcano a Fårö, l'isola di Ingmar Bergman divenuta luogo di culto e di attrazione turistica per gli amanti del cinema. Si installano nella casa dell'autore svedese e dormono nel letto di Scene da un matrimonio, partecipano a proiezioni e tavole rotonde, fanno escursioni e scoprono i luoghi filmati da Bergman.
"Credo nella forza dei paesaggi e questa è una delle cose che mi ha portato sull'isola di Fårö. Stranamente, questo tipo di paesaggi svedesi mi ricordano quelli dell'Alta Loira, in cui ho girato Un amore di gioventù. Associo la felicità che ho provato a Fårö con i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, sebbene i paesaggi in cui sono cresciuta sono molto diversi. Condividono però un lato selvaggio, preservato e segnato da un silenzio che invita alla meditazione e che ha segnato inevitabilmente il mio immaginario.
La natura è sempre stata per me fonte di ispirazione. Il piacere e l'emozione suscitati dallo spettacolo della natura possono essere facilmente combinato con la traiettoria di un personaggio e diventare un motore del racconto stesso. Un paesaggio può darmi il là per una nuova storia, soprattutto se lo percepisco come infestato. Questo è stato il caso di Sull'isola di Bergman: mi sono sentita subito catturato dallo spazio fisico di Fårö e da quello interiore e psicologico che comportava".
Duels.it - Il primo film in lingua inglese di Mia Hansen-Love, Sull’isola di Bergman (reduce da Cannes74) è un’immersione intima in un ambiente che spinge alla riflessione e all’ascolto di sé, grazie all’osservazione diretta del paesaggio stupendo in cui è girato. Perché due registi lasciano la loro casa per trasferirsi sei settimane sull’isola di Faro, dove visse per più di trent’anni Ingmar Bergman? Semplicemente per cercare l’ispirazione che si trasformerà in un film, la scintilla che innesca il racconto e crea un microcosmo fatto di parole, gesti, colori e oggetti.
FilmTv - per l’autrice guardare a Bergman significa, innanzitutto, confrontarsi con un artista che ha firmato alcuni dei più complessi, memorabili ritratti femminili della storia del cinema, e rivendicare per sé quello sguardo sulla donna, riappropriarsi della facoltà creativa che le permette di essere tutte le donne che vuole. Anche quella che ha già una figlia e un compagno, ma vorrebbe un altro bambino dal suo amante (in fondo, si ricorda, Bergman ha avuto nove figli da cinque donne); anche quella che non deve scegliere se essere madre o artista; quella che takes it all, come nella canzone degli Abba, ci suggerisce l’inquadratura finale.