di Antonio Capuano, Italia, 2020, 95′
con Teresa Saponangelo, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Vincenza Modica, Gea Martire
Maria Serra ha un buco in testa: una zona oscura che condiziona tutta la sua vita, ferma al giorno in cui suo padre è stato ucciso. Mario Serra era un vicebrigadiere che il 14 maggio 1977 è rimasto a terra dopo essere stato colpito a morte da Guido Mandelli, attivista di Autonomia Operaia. Ora Maria vive a Torre del Greco con la madre Alba che non parla praticamente più, e sopravvive fra lavoretti precari e frequentazioni con alcuni maschi locali. Finché la sua psicologa la incoraggia ad incontrare a Milano l'assassino di suo padre, uscito di galera dopo aver scontato la sua pena. E Maria è intenzionata ad andare a quell'incontro con una pistola al fianco.
Quinlan - Con Il buco in testa torna il cinema prezioso – e sempre sottostimato – di Antonio Capuano, qui intento a riflettere sul dolore della memoria, anche politica, e sulla necessità del confronto con se stessi, prima ancora che con gli altri. Splendida Teresa Saponangelo, ennesimo ritratto umanissimo e psicologicamente stratificato della carriera del regista napoletano. Fuori concorso al Torino Film Festival.
Cineforum.it - Il buco in testa di Antonio Capuano è un film fatto di giustapposizioni, ellissi e analogie. Se il materiale narrativo è liberamente ispirato alla vita di Antonia Custra (nella finzione Maria Serra interpretata da Teresa Saponangelo), figlia del vicebrigadiere Antonio Custra che venne assassinato nel maggio del 1977 dal militante di Prima Linea Mario Ferrandi, le immagini del regista napoletano non si limitano a raccontare il passato, ma scavano nel presente, osservano le ceneri sociali di una certa stagione politica dipingendone le speranze, i fallimenti e gli effetti collaterali.
Ondacinema.it - Superati gli ottant'anni, il napoletano Antonio Capuano, come se non fossero sufficienti le opere firmate fino a questo momento, pone in calce fin dal principio del suo ultimo film la sua aspirazione indiscutibile. "Il buco in testa", che si apre con un treno che entra in una stazione, è dedicato ai fratelli Lumière (oltre che al compianto Gianni Minervini, il produttore de "L'amore buio" di una decina d'anni fa). E questa dedica, così scollegata dal senso della pellicola, sta lì a significare qualcosa che andrebbe messo ben in evidenza: Capuano è, prima di tutto, un grande regista, un autore che rispetta profondamente il mezzo cinematografico e che non intende esimersi dalle regole della messa in scena.