di Bong Joon-ho, Corea del Sud, 2003, 129′
con Song Kang-ho, Sang-kyung Kim, Roe-ha Kim, Song Jae-ho, Hie-bong Byeon, Seo-hie Ko.
Gyeonggi, 1986. Il cadavere di una ragazza violentata scatena le indagini dell'inadeguata polizia locale, intenta più a cercare un capro espiatorio che a trovare il vero colpevole. Gli omicidi si susseguono inarrestabili e un ispettore arriva da Seoul per fare luce sul mistero. Il volto di Song Kang-ho, uno dei migliori attori della sua generazione, guarda in camera attonito e si rivolge direttamente a noi, smarriti e confusi, pieni di "perché". Come è possibile che l'uomo possa compiere atti simili? O forse, se una nazione intera vive all'insegna della violenza e dell'ingiustizia, quanto avviene non è che una naturale conseguenza?
Premi
Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 3 candidature a Golden Globes.
Mymovies.it - In mezzo a tanto cinema autocritico sugli anni bui della Corea del Sud, Memories of Murder si staglia come l'exemplum ideale per restituire il clima di ignoranza e violenza sotto il regime militare nella provincia più sperduta, mantenendo sullo sfondo - anziché giudicando in maniera didascalica - le aberrazioni del governo. Tanto la politica è nei gesti, nelle scelte, nel coprifuoco, nella paura della gente, ormai priva di fiducia nei confronti della polizia e dei suoi abusi; sfiducia guadagnata sul campo dai tutori della legge, che nel proprio modus operandi prevedono prove falsificate e confessioni estorte a suon di calci e pugni. Anche nei confronti di ritardati come Kwang-ho o di innocui pervertiti, evidentemente innocenti sin da subito. La narrazione del talentuoso Bong Joon-ho (The Host, Mother) adotta un registro quasi comico per sottolineare il clima farsesco della polizia di regime, ma non ne nasconde incompetenza e brutalità; l'autorità come manganello del potere, che manca degli uomini necessari per impedire un omicidio perché sono tutti impegnati a reprimere una rivolta studentesca.
Quinlan.it - La circolarità di Memories of Murder ci mostra una nazione che sta cambiando, per molti versi migliorando, ma che sta smarrendo gran parte della sua dimensione rurale. (...) Bong può guardarsi indietro, può raccontare a suo modo l’evoluzione della Corea del Sud, facendo al contempo diventare Memories of Murder la cartina tornasole di un’industria che ha evidentemente giovato di questi progressi democratici, culturali ed economici.
Vive su tre piani temporali il film di Bong e riesce a coglierne le sfumature, le urgenze, i riflessi migliori e peggiori. Gli eventi degli anni Ottanta, il cambiamento degli anni Novanta, i successi degli anni Duemila. Di questo perfetto oggetto mainstream, innervato di raffinata autorialità, ci restano impresse alcune immagini sorprendentemente stratificate, in grado di raccontare gli abissi di un personaggio e della sua nazione.
FilmTv - Memorie di un assassino, film numero due di Bong Joon-ho dopo Barking Dogs Never Bite, ispirato a vicende reali avvenute tra il 1986 e 1991 nella provincia coreana di Gyeonggi, è un perfetto manuale d’autore, perché getta le basi di una poetica in seguito sempre articolata, fino appunto alla Palma d’Oro di Cannes 2019: un microcosmo (qui un villaggio), lo scontro tra classi e identità (due poliziotti, uno locale, uno di città, che indagano su una serie di stupri e omicidi di donne), il presente come eredità di un passato ingombrante, la verità quale “immagine” totemica scivolosa, abbagliante e a conti fatti inesistente, il male come sistema indecifrabile. E lo stile è già folgorante, maturo, imprevedibile.