di Gurinder Chadha, Gran Bretagna, 2019, 117′
con Viveik Kalra, Kulvinder Ghir, Meera Ganatra, Nell Williams, Aaron Phagura
Luton, Inghilterra: dopo un breve prologo ambientato nel 1980, con un balzo in avanti siamo nel 1987: Javed (Viveik Kalra), genitori pakistani ma nato nel Regno Unito, ha la passione per la scrittura di diari e poesie e un carattere introverso. Lo aiuta a smarcarsi dalla sua timidezza l'amico e vicino di casa Matt (Dean-Charles Chapman), che si aspetta da lui dei testi per il suo gruppo musicale. Javed viene da una famiglia molto tradizionale, lavoratrice e conservatrice, travolta dalla crisi dell'epoca thatcheriana, mentre le classifiche sono invase da nuove ondate di pop sintetico, romantico e a volte disimpegnato. È l'amico sikh Roops (Aaron Phagura) a fargli scoprire a scuola - tramite le audiocassette di 'The River' e 'Born in the USA' - il rock ruvido ed esistenziale di Bruce Springsteen, nell'energia e nei testi del quale Javed trova fonte di ispirazione, identificazione e una leva per l'emancipazione dalla famiglia.
filmtv.press. Javed non è solo un ragazzetto occhialuto snobbato dalle coetanee, ma è anche una vittima innocente dell’islamofobia e delle politiche spregiudicate degli anni 80. L’antidoto arriva, letteralmente, con un mare di parole in musica, che con un colpo di bacchetta trasformano il dramma social-generazionale in un filmconcerto a prova di proiezione sing along, sul modello Yesterday. La ricetta funziona, al netto dei gag un po’ consunti sulle disparità culturali e delle stilizzazioni che impongono di ritrarre l’ispirazione letteraria come una tempesta imprevedibile di lampi di genio. Ma il finale, benché apertamente didattico, riesce a snocciolare una moralina non banale, priva di slanci utopistici e miti riconciliatori, carica di rivendicazioni identitarie e al contempo universale, da Lahore al Bedfordshire ad Asbury Park.
quinlan.it.
Qualcuno tirerà in ballo, ed è inevitabile, il film della regista Sognando Beckham (risalente a quasi un ventennio fa), come termine di confronto per questo Blinded by the Light – Travolto dalla musica; ma a nostro avviso il nuovo lavoro di Gurider Chadha, se paragonato al film del 2002, mostra contemporaneamente una maggior credibilità – proprio per la sua attenzione alla descrizione storica, sociale e antropologica del contesto che circonda il protagonista – e un maggior trasporto verso la materia trattata (risultato probabile, anche, della presenza dello stesso autore del libro in fase di sceneggiatura). Si può soprassedere, in questo senso, su qualche passaggio narrativo un po’ forzato (la vacanza del protagonista nel New Jersey arriva grazie a una svolta poco credibile), sul mancato approfondimento di alcuni subplot (il “mentore” sprinsgteeniano Roops l’avremmo preferito più presente) o su alcuni anacronismi, nell’uso del commento musicale diegetico, che i fans più pignoli non mancheranno di rilevare – e a cui quelli più intelligenti eviteranno di dare un peso eccessivo. L’integrazione della musica – e delle tematiche – delle canzoni di Springsteen all’interno del film mostra una naturalezza, e una sempre presente attenzione alla funzionalità narrativa, che porta all’intero lavoro un equilibrio quasi magico. Se per il fan di Bruce, dunque, il film di Gurinder Chadha è ovviamente un’esperienza irrinunciabile, per tutti gli altri è un esempio di spaccato sociale (e umano) fresco e di assoluta pregnanza, innervato dalla presenza dell’elemento musicale. Non si può volere di più.