Una
notte
di
12
anni

Una notte di 12 anni, Álvaro Brechner

Una notte di 12 anni

di Álvaro Brechner, Francia, Argentina, Spagna, 2018, 123
con Antonio de la Torre, Chino Darín, Alfonso Tort, Soledad Villamil, Sílvia Pérez Cruz

Una notte di 12 anni

Trama

Settembre 1973. L'Uruguay è sotto il controllo di una dittatura militare. Il movimento di guerriglia dei Tupamaros è stato schiacciato e smantellato da un anno. I suoi membri sono stati imprigionati e torturati. In una notte di autunno, nove prigionieri Tupamaro vengono portati via dalle loro celle nell'ambito di un'operazione militare segreta che durerà 12 anni. Da quel momento in poi, verranno spostati, a rotazione, in diverse caserme sparse nel Paese e assoggettati a un macabro esperimento; una nuova forma di tortura mirata ad abbattere le loro capacità di resistenza psicologica.

Regia

Álvaro Brechner

Cast

Antonio de la Torre, Chino Darín, Alfonso Tort, Soledad Villamil, Sílvia Pérez Cruz

Genere

Drammatico

Paese di produzione

Francia, Argentina, Spagna

Anno di produzione

2018

Durata

123′

Premi

Il film è stato presentato in sezione Orizzonti al 75° festival di Venezia

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Calendario

Le proiezioni si terranno presso: Corte d'Onore di Villa Sottocasa, Via Vittorio Emanuele II, 53, Vimercate
venerdì 9 agosto 2019
h: 21:15
recupero della proiezione di mercoledì 07 Agosto, evento sostituito con videopresentazione
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto over 65
3,00 € / Ridotto under 26
15,00 € / Abbonamento 5 film a scelta

Recensioni

filmtv.press. La violenza di stato si imprime sui loro corpi e ne sfigura i connotati - come Hunger e Sulla mia pelle, siamo di fronte a un body horror carcerario, in cui la politica si stampa sulla carne come un tatuaggio - ma soprattutto si espleta, prima ancora che nel divieto di agire, nell’interdizione a guardare. I rapporti di potere si materializzano in asimmetrie scopiche: lo sguardo delle istituzioni è una panoramica a 360° (il carcere come panopticon), quello dei prigionieri, sempre incappucciati, brancola nel buio. Poco a poco le pupille si adattano all’oscurità, e si intorpidiscono durante il lungo sonno della ragione e della democrazia. Anche le coscienze si annebbiano, ma solo per un momento: José Mujica sviluppa una paranoia da stress che lo porta sull’orlo della follia, ma diventerà il presidente dell’Uruguay nel 2010. Poi la tensione si stempera. Cominciano i flashback, le venature di cupissimo umorismo, persino un’improbabile sottotrama rosa. Si riprende a respirare, ma il discorso perde forza, politica e cinematografica. Álvaro Brechner si dimostra capace di felici intuizioni, non è privo di ironia e si sa muovere sul terreno sdruccioloso del grottesco (come già in Mr. Kaplan e Mal día para pescar). Gli manca solo una cosa: il coraggio della radicalità.

 

quinlan.it. Un film di una semplicità disarmante: frutto di anni di lavoro e di conversazioni con i veri protagonisti della terrificante prigionia, il film restituisce, con la sua preziosa linearità, una precisione essenziale interrotta qua e là, appunto, da qualche “episodio”, ma strutturata su una scelta stilistica assolutamente chiara e netta. Così anche la liberazione arriva, preannunciata certo dal ritorno alla prigione di Stato da cui eravamo partiti, senza fragore e retorica. E proprio per questa scelta sobria, il racconto della detenzione del futuro Presidente e dei suoi compagni commuove senza ricatto, sciogliendosi catarticamente nell’abbraccio ai cari che segna il ritorno alla vita.
Con una semplice e vacua formula si potrebbe dire che Una notte con 12 anni è un film “importante”, che racconta la forza dell’umanità e la forza della ragione, in varie accezioni, che non si spegne neppure con 12 anni di buio. Ragione e “immaginazione”, come ha ripetuto più volte il regista, perché senza immaginazione si perde tutto, non si può ricordare, ridisegnare e concepire il senso, strutturare l’identità. Ma al di là di questo nobile intento, il film riesce soprattutto a essere un’operazione intelligente e mirata sull’interiorità, la più vasta e misteriosa delle risorse. Il sorriso, la statura morale e le parole di Mujica – simbolo di lotta meno celebre di Mandela, ma la cui parabola non è poi troppo differente – sono ancora qui a ricordarcelo.

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