I
Fratelli
Sisters

I Fratelli Sisters, Jacques Audiard

I Fratelli Sisters

di Jacques Audiard, Francia, Spagna, Romania, Belgio, USA, 2018, 122
con John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Jóhannes Haukur Jóhannesson

I Fratelli Sisters, Jacques Audiard

Trama

Oregon, 1851. Eli e Charlie Sisters sono fratelli e pistoleri virtuosi al servizio del Commodore, padrino locale che li lancia sulle tracce di Herman Warm, cercatore d'oro fuggito in California. L'uomo ha messo a punto un processo chimico per separare l'oro dagli altri residui minerali su cui il Commodore vuole mettere le mani. A cavallo, i Sisters avanzano verso il loro obiettivo per torturarlo e poi piantargli una pallottola in testa. A precederli nella caccia è John Morris, investigatore umanista che ha il compito di rintracciare Warm e trattenerlo fino all'arrivo dei due sicari. Ma il chimico è pieno di sorprese e finisce per sorprendere Morris, coinvolgendolo nella sua impresa: trovare l'oro e costruire una società ideale a Dallas.

Regia

Jacques Audiard

Cast

John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Jóhannes Haukur Jóhannesson

Durata

122′

Paese di produzione

Francia, Spagna, Romania, Belgio, USA

Anno di produzione

2018

Premi

Il film è stato premiato al Festival di Venezia, dove ha vinto il Leone d'argento per la miglior regia, e ha ottenuto 9 candidature e vinto 3 Cesar

Calendario

giovedì 23 maggio 2019
h: 20:30
venerdì 24 maggio 2019
h: 20:30
sabato 25 maggio 2019
h: 20:00
domenica 26 maggio 2019
h: 20:30
film in lingua originale, sottotitolato
martedì 28 maggio 2019
h: 21:30
mercoledì 29 maggio 2019
h: 21:30

Recensioni

mymovies.it. Realista e parodico, The Sisters Brothers è un percorso iniziatico che mette alla prova il legame di fraternità che unisce i 'Sisters'. Il cognome (Sisters), che contempla la sorellanza dei fratelli e la grazia del gesto femminile (si prendono cura l'uno dell'altro tagliandosi reciprocamente i capelli), corregge il culto della virilità rimproverato al regista in Dheepan, thriller politico a base di testosterone, ideologia passiva e artiglieria pesante. Pieno di humor nero e di profondità insospettabili, di personaggi truculenti e avventure memorabili, il western di Audiard riprende i codici del genere per deviarli come un treno impazzito nell'America della corsa all'oro.

Sovente bestiali e cattivi, qualche volta sensibili e rabbuiati davanti alle loro azioni selvagge e violente, i fratelli Sisters cavalcano costantemente tra il tono elegiaco di Eli e l'azione costante di Charlie. Il racconto mirabilmente condotto, con le sue svolte senza ritorno e le sue rotture di tono, non chiosa il passato familiare e professionale dei nostri. Cortocircuitando l'intrigo principale (il duo che tallona le sue vittime), Audiard segue parallelamente due personaggi gentili che coltivano insieme un'affinità elettiva. Rovescio romantico del tandem scordato e comico, John Morris (Jake Gyllenhaal) e Herman Warm (Riz Ahmed) incarnano le due facce dell'uomo onesto che il coraggio, il senso della decency e l'intelligenza voterebbe al successo. Ma la prepotenza cieca e arbitraria dei fratelli Sisters dimostra che l'America non ha prosperato sulla fortuna di uomini dabbene ma sull'avidità di uomini famelici.

 

filmtv.press. Qualcuno ha scritto, sia in positivo sia in negativo, che I fratelli Sisters non c’entra niente con il western, definendolo di volta in volta o un noir in forma di western o un’accozzaglia di elementi spuri e mal dosati. Credo che abbia infastidito soprattutto lo humour che percorre un film per altri versi molto tragico e decisamente nero, uno humour a tratti irresistibile (in certi dialoghi tra i fratelli Charlie ed Eli: «Sai una cosa?» dice Charlie davanti alla scoperta dell’oceano «Credo che non siamo mai andati così lontano, insieme». Ed Eli: «Intendi tra noi? Nella nostra conversazione?»). Dimenticando che lo humour, la pausa vicino al fuoco, il respiro cameratesco, la presa per i fondelli tra cowboy sono costanti del western, da Ford a Tarantino, passando per Peckinpah e Eastwood. No, I fratelli Sisters è davvero un western, e molto bello, con il quale un autore europeo di vocazione melvilliana (Jean-Pierre, ma anche Herman) va alle radici del mito. A quella wilderness nella quale le stragi sanguinose nel cuore della notte, i bounty killer che ammazzano senza chiedere il perché, la corsa all’oro o alle terre che muove migliaia di avventurieri da est a ovest, la corrotta, selvaggia Babilonia sul Pacifico (San Francisco) che piace tanto a Charlie quando ci arriva, tutto si mescolava con gli ideali di libertà, di contatto con la natura, di eguaglianza ed educazione che il trascendentalismo diffondeva all’inizio dell’Ottocento [...]. Con i suoi quattro personaggi complementari (notevoli: il duro Joaquin Phoenix, il tenero John C. Reilly, il dandy Jake Gyllenhaal, lo spiritato Riz Ahmed) Audiard cattura bene le sfaccettature dell’origine del mito americano, con l’idealismo che riaffiora negli assassini e con l’avidità e il cinismo da cui non possono essere esenti gli avventurieri. E, tra ricordi di Peckinpah e di Cimino, tra città in frenetica fondazione, prostitute gentili, modernità che avanza (non automobili qui, ma spazzolini da denti) e il baluginare dell’El Dorado nel letto di un fiume, ci conduce nell’unico luogo possibile: davanti a una porta aperta sulla prateria, dove una madre energica imbraccia un fucile. Dove, fordianamente, termina ogni western dell’anima.

 

quinlan.it.

Il rovesciamento narrativo è il motore de I fratelli Sisters. Un divertissement che diventa altro, che guarda al western classico e ai suoi spazi, allo spaghetti western e alla sua carica di ironia e violenza, alle derive più o meno fertile del cinema post-moderno. Un western che guarda al passato e al futuro; alla (possibile?) sopravvivenza del passato e alle difficoltà del futuro, del cambiamento, della civilizzazione. Lungo la strada capita di tutto e siamo chiamati a giocare all’expect the unexpected, a guardarci le spalle da tutti, a calarci (scherzosamente) nel Selvaggio West: dormire con un occhio aperto, diffidare di tutti, persino del vento tra i cespugli. E dei ragni, anche dei ragni!
Scorrendo su più binari, I fratelli Sisters rovescia anche se stesso, portandosi/ci altrove: qui entrano in gioco il taciturno e acculturato John Morris (Jake Gyllenhaal) e il bizzarro e ciarliero Hermann Kermit Warm (Riz Ahmed). Sono la controparte, il sogno, il futuro, quelli che dovrebbero aprire la strada al crepuscolo del west(ern).

Ammirevole nel sapersi calare in un genere d’oltreoceano, Audiard ci racconta la fine del Far West, ci porta fino a San Francisco, fino al mare. Non si può andare oltre, tutto è finito (?). E allora I fratelli Sisters diventa un western che non può più avanzare, ma che può nutrirsi solo di se stesso, del mito, della giovinezza perduta. Il viaggio picaresco di Charlie ed Eli non può che essere circolare, mentre quello di John ed Hermann è lineare, proiettato verso il domani – e, no, non è la fine a contare.

Torniamo alle sparatorie fuori campo. Più dell’incipit notturno, seducente e avvincente, ci resta impressa la sparatoria attorno alla casa del dottore. Al definitivo rovesciamento di ruoli tra Tex e Kit Carson, alla tensione, agli occhi di Charlie e alla sua nuova consapevolezza. Sì, il viaggio è circolare, ma il western non muore mai.

 

 

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