di Valerio Mieli, Italia, 2018, 106′
con Luca Marinelli, Linda Caridi, Giovanni Anzaldo, Camilla Diana
Lui, docente universitario di Storia romana, è problematico e tormentato proprio come piace a Lei, che gli si manifesta eternamente solare e comprensiva. Lei, insegnante di liceo vive immersa nel presente, ritenendo che "una cosa è già bella durante, non solo dopo, quando te la ricordi". Lui invece i ricordi li immagazzina, li impila uno sopra l'altro, senza riuscire più a distinguere i confini fra presente e passato, e senza essere capace di immaginarsi il futuro. La loro storia d'amore non può che procedere in modo discontinuo, attraverso tante piccole fratture della superficie visiva, in continuo andirivieni fra flash back e flash forward. Il sorriso ostinato di Lei comincia a scomparire e lo smarrimento esistenziale di Lui procede a fagocitare tutto ciò che era naturale e spontaneo nella loro coppia.
filmtv.press. Lui e lei, personaggi con nessun nome proprio, dunque con tutti i nomi possibili: è una storia piccola e privata, quella che intrecciano, una storia universale. Il racconto di un rapporto. Un amore, dieci inverni. Il film è una casa, i ricordi sono i mattoni e sono la malta, in un luogo situato «dove i raggi dell’immaginazione giocano, le morbide immagini della memoria sfocano» per dirla con Alexander Pope: perché i ricordi non sono prove provate, sono riscritture, sentimenti risentiti, voci lontane, sempre presenti, cambiate col tempo, immaginate a misura di quell’esatto momento. Per questo l’andamento del ballo a due di lui e di lei è instabile, per questo il loro dialogo (Ricordi?: un io che chiede, un tu che risponde) è contraddittorio, per questo il racconto che creano è labile, infragilito da quel che separa il ricordo di lui dal ricordo di lei: ricordare è un atto personale. Così come amare, probabilmente. L’amore è la ricerca (impossibile?) di un equilibrio tra due misure in dialogo, ricordo dopo ricordo, immagine dopo immagine: una casa fragile, come il film. Un film bellissimo, ad alta cura formale (montato secondo le intermittenze del cuore da Desideria Reyner, già ottima in La città ideale e Salvo, e fotografato seguendo gli umori del rapporto da Daria D’Antonio...), un film fuori dalla misura del nostro realismo, ma a misura (e ci vuole coraggio) di personaggi respingenti, che a furia di scriversi e riscriversi si fanno letterari, tanto artificiali quanto veri. Un film (e ci vuole coraggio) privo d’ironia, serio, struggente, che rischia d’essere stucchevole, certo, perché è proprio questa l’esatta dismisura, cioè la giusta misura dell’amore.
cineforum.it. Le cose sono meno belle perché finiscono, dice lei. No, le cose sono meno belle perché ci angosciamo che finiscano, dice lui. È questo a consumare la relazione: la consapevolezza struggente del tempo che passa e non tornerà mai più come prima. La nostalgia di qualcosa di bellissimo e inafferrabile, cristallizzato negli attimi del tempo. Qualcosa che nasce e si esaurisce in quell'istante stesso, e che proprio per questo, forse, non è mai esistito.
«Il vero tradimento è cambiare e non far sapere all'altro che si sta cambiando», ha detto una volta la filosofa Michela Marzano. E se c'è una cosa che Ricordi? riesce a mettere a fuoco, anche nell’indefinito mosaico di memorie in frantumi, è proprio questo: che le persone, come le relazioni, cambiano, in un continuo ma impercepibile ridefinirsi e spostarsi dal punto di partenza. Ma che, allo stesso tempo, è proprio nel cambiamento che la relazione può trovare nuova energia vitale. Per farlo, però, bisogna imparare a riassestarsi, lentamente e faticosamente, e muoversi, millimetro per millimetro, verso se stessi. E, soltanto dopo, verso l'altro.
"Non è certo la prima volta che il tema della memoria è al centro di un film, ma mai - mi sembra - con questa centralità. In Ricordi? di Valerio Mieli, «protagonista» del film è proprio il meccanismo stesso della rimembranza, la sua influenza e la sua centralità nell'influenzare e guidare i comportamenti delle persone, un lui e una lei (Luca Marinelli e Linda Caridi). (...)A voler essere fiscali si può discutere qualche eccesso di poeticismo (come la scena delle meduse nel lago) e anche qualche compiacimento narrativo di troppo (soprattutto nei ricordi sulle rispettive famiglie, tenuti insieme da una passione capace di superare le sbandate quella di lei, divorata da una gelosia devastante quella di lui), ma raramente si è visto un film italiano recente avere tanta voglia di sperimentare e tanto coraggio nel cercare strade non battute, offrendo alla montatrice (Desideria Rayner) e alla direttrice della fotografia (Daria D' Antonio) tanta libertà e fiducia. Senza dimenticare il ruolo dei due attori, sulle cui spalle regge gran parte dell'operazione. E se di Luca Marinelli conosciamo da tempo la straordinaria duttilità e bravura, tanto che a ogni sua bella prova come questa non ci si stupisce più, si resta davvero ammirati dalla giovane Linda Caridi, già sorprendente interprete di Antonia Pozzi nel film di Cito Filomarino: in Ricordi? rivela una maturità da grande attrice. (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 19 marzo 2019)