di Olivier Assayas, Francia, 2018, 100′
con Guillaume Canet, Juliette Binoche, Vincent Macaigne, Nora Hamzawi, Christa Théret.
Alain è un editore inquieto che ama Selena ma la tradisce con la sua assistente, che odia l'ultimo libro di Léonard ma lo pubblica, che ama le vecchie edizioni ma ragiona sull'Espresso Book Machine. Léonard è uno scrittore 'confidenziale' che ama sua moglie ma la tradisce con Selena. Depresso e lunare, scrive da anni lo stesso libro ed è narcisisticamente incompatibile con la sua epoca. Tra loro fa la sponda Selena, attrice di teatro convertita alla serie televisiva. Al seno di una società upgrade e dentro un mondo divenuto virtuale, conversano, mangiano, bevono e fanno (sempre) l'amore.
Quinlan.it. Oliver Assayas ride. Di sé, di noi, del nostro tempo e di come lo riflettiamo. Il grande regista francese si concede con Doubles vies – il titolo internazionale è Non-Fiction, mentre per l’Italia I Wonder ha optato per l’assai più banale Il gioco delle coppie – un divertissement, una commedia brillante e lievissima che non manca affatto di sistematicità, sebbene possa sembrare il contrario. Per un’ora e tre quarti, infatti, verrete gettati in salotti, uffici, brasserie e bar, dove una pattuglia di bobo parigini non farà altro che chiacchierare e chiacchierare e chiacchierare degli argomenti più à la page per il mondo intellettuale. Tra questi ci sono anche alcuni dei temi che Assayas stesso ha affrontato con pathos pensoso proprio nell’ultima fase della sua carriera.
Filmtv.press. È figlio della nouvelle vague, Assayas, eppure non è lontano da David Cronenberg. Il medium è il messaggio: come cambia la commedia umana, nell’era digitale? Qui, in quello che potrebbe essere un racconto stagionale di Éric Rohmer, ci sono i punti cruciali dell’oggi, i punti che informano e sformano quello che percepiamo, quello che pensiamo, quello che siamo: la dittatura del percepito sul reale, il cambiamento di morale che porta il digitale, il pensiero critico sostituito dall’algoritmico, il mito dell’accesso democratico alla cultura gratuita, la patina del politicamente corretto, il dominio narcisistico dell’autofiction e dei suoi limiti etici, l’abitudine alla legge del mercato (la figura dell’addetta al passaggio al numérique come naturale tagliatrice di teste...), lo stato dei sentimenti nell’era accelerata e frammentata del «controllo della propria immagine» (che è una delle maggiori questioni che si pone il cinema d’oggi, da L’amore bugiardo - Gone Girl a The Square).
Cineforum.it. In Il gioco delle coppie c’è la parola, che arriva diretta, in media res, fin dalla prima scena: un editore e uno scrittore discutono dell’ultimo libro di quest’ultimo. Prima in ufficio, poi al ristorante, e come il resto dei personaggi del film, anch’essi parte del mondo dell’editoria e della cultura parigina, proseguono conversazioni iniziate da tempo, senza soluzione di continuità, nei luoghi canonici della condivisione sociale delle idee, case, bar, camere d’albergo, convegni, con la vita che precede sempre la finzione (e a volta anche la fantasia), ma che in qualche modo, dentro il nuovo libro di uno scrittore che da sempre ruba all’esperienza i soggetti della sua scrittura o in generale dentro il caos della cultura digitale veicolata dai suoi oggetti tecnologici e dai suoi dispositivi immateriali (un ebook, un blog, un post, un tweet), finisce sempre per esserne in qualche modo alterata, plasmata a ritroso, perdendo i lineamenti del ricordo e guadagnando quelli della bugia. (...) se una morale è ancora possibile, anche e soprattutto grazie alla commedia e alla sua precisione di scrittura e di ton, è proprio nello stile, nella scelta visiva di Assayas, nella rinuncia alla macchina da presa mobile, alle ellissi narrative, alla nervosità dello sguardo, e nell’uso invece di campi e controcampi netti, parola per parola, reazione per reazione, con il montaggio che sfruttando tutte le angolazioni possibili di un dialogo, operando anche per evidenti scavallamenti di campo, va a costruire uno spazio pieno, onnicomprensivo, che definisce l’indefinibile realtà dei protagonisti.