di Santiago Mitre, Argentina, Brasile, Francia, 2015, 103′
con Dolores Fonzi, Oscar Martínez, Esteban Lamothe, Cristian Salguero.
Nonostante il padre, un importante giudice, sia contrario, Paulina è fermamente convinta della propria scelta: abbandonare il dottorato in giurisprudenza per trasferirsi al confine tra Argentina e Paraguay e insegnare ai poveri. Ben presto la realtà si dimostrerà più ostile di quanto Paulina potesse immaginare; inoltre, durante la sua prima sera dopo il lavoro, la ragazza subisce uno stupro. Nonostante sospetti che l'aggressore e i suoi amici siano tra i suoi allievi, Paulina si rifiuta di denunciarli e ostacola la giustizia in ogni modo. Persino dopo aver scoperto di essere rimasta incinta.
Il film è solo in versione italiana.
Filmtv.press. (il regista) Lascia allo spettatore la verifica morale, proponendogli una scrittura opaca, uno sguardo comportamentista. Sceglie di non orientare tra ciò che è bene e ciò che è male: non marca i nessi causa/effetto, resta in superficie, sulla lingua e sui gesti, non scende nella psicologia, non cede alla didascalia. Sceglie di proporre l’enigma: l’enigma dell’uomo e del (di un) potere.
Quinlan.it. Natura, cultura, potere, politica: Paulina, vagamente ispirato a un omonimo classico del cinema argentino anni Sessanta, apre sfide enormi e lascia esterrefatti per lucidità e coerenza. Poco importa se la sospensione dell’incredulità richiesta appaia stavolta più impervia del solito: sta proprio nel presentare un terrificante paradosso, scavando in esso, che Santiago Mitre ci abbandona in una terra di nessuno, dove l’unica certezza è la delirante (eppure lucidissima) determinazione di una donna a non farsi giustizia tramite strumenti che non riconosce. (...) Pur accusando qualche calo narrativo nella parte centrale, La patota (in gergo significa “gang”) tiene lo spettatore avvinto da inizio a fine e lo congeda scosso e turbato. Altro buon tassello da un cinema argentino che recentemente sembra godere di ottima salute.
MyMovies.it. Il titolo originale del secondo film di Santiago Mitre, La patota (la Gang), richiama quello di un film del 1961 di Daniel Tinayre - di cui Paulina rappresenta una sorta di remake - e si avvicina molto a quello di un titolo italiano su un tema analogo, Il branco. Dove quest'ultimo si muoveva nei binari del revenge movie, Santiago Mitre gioca la carta dello stupore, radicalizzando le scelte del personaggio di Paulina fino a isolarla totalmente di fronte a famiglia e amici. L'idealista Paulina, identificata come tale sin dalle prime battute, è infatti così prigioniera dei suoi principi da anteporre il suo personale senso di giustizia alla giustizia codificata degli uomini.