di Alonso Ruizpalacios, Messico, 2018, 128′
con Gael García Bernal, Leonardo Ortizgris, Alfredo Castro, Simon Russell Beale, Lisa Owen.
Eterni studenti, Juan e Benjamín pianificano un colpo grosso. Vorrebbero entrare al Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico e rubare alcune preziose opere maya, mixteche e zapoteche, in particolare la maschera funeraria del re Palal. Così, mentre le loro famiglie festeggiano il Natale i due ragazzi si mettono al lavoro, come una coppia di ladri professionisti. La missione va a buon fine e con le borse piene di tesori, i due riescono a tornare a casa dove la famiglia è riunita davanti al telegiornale che riporta del furto come un attacco all'intera nazione. Solo allora Juan e Benjamín si rendono conto della gravità della loro azione. Mentre le autorità annunciano di offrire un'abbondante ricompensa a chi ritrova le opere d'arte, i due fuggono per salvare il bottino e la propria pelle. Ma il viaggio li porterà fuori controllo.
Premiato per la Migliore Sceneggiatura al Festival di Berlino.
MyMovies.it. spirato ad eventi realmente accaduti la notte del 24 dicembre 1985 quando due studenti di veterinaria rubarono 140 opere del Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, Museo riconduce a quell'evento che sconvolse l'intero Paese per raccontare una storia messicana e universale al tempo stesso. Alonso Ruizpalacios, dunque, si prende qualche licenza per ripercorrere le avventure dei due ladri per offrire un ritratto dei due ragazzi più che un resoconto storico di una storia già a tutti nota in Messico. Come in Güeros, il regista continua a riflettere su una generazione di ragazzi di Città del Messico senza meta, disorientati e indecisi che si lasciano vivere senza vocazioni né ambizioni.
Filmtv.press. Una storia vera: il furto di opere maya dal valore inestimabile avvenuto il 24 dicembre 1985 presso il Museo nazionale di antropologia di Città del Messico. Una storia di finzione: un heist movie che comincia come una commedia su due trentenni bamboccioni, che prosegue come una dramma familiare durante i festeggiamenti natalizi, che infila una sequenza di rapina dal ritmo magistrale e poi diventa un road movie alla ricerca dei compratori a cui piazzare la refurtiva, con inserti di cinema psichedelico, onirico e a tratti anche comico. Un film senza forma, multiforme.
Cineforum.it. quello di Museo è sicuramente cinema non ordinario, capace di essere stratificato, complesso e leggero al tempo stesso, di dimostrare un gran senso dell’umorismo e, assieme, una profonda consapevolezza del linguaggio attraverso l’uso di piccole sperimentazioni, spesso presentate come giochi ma mai ostentate, mai semplici riempitivi per compensare i vuoti di contenuto.
La disinvoltura con la quale Ruizpalacios gestisce la complessità della storia va di pari passo con quella con cui riesce a portare avanti un discorso che passa per l’identità in maniera esplosa: l’identità di Juan e quella di un popolo, le maschere sociali (dai costumi di Babbo Natale ai ruoli nella famiglia passando per l’imprimatur della laurea e del lavoro: Juan e Wilson aggiungono a mano il nome della loro futura professione, quella di veterinari, a un insieme di cartelli di vie intitolate ai mestieri) e quelle funerarie dei Maya, nelle quali il personaggio di Bernal quasi si va a rispecchiare, la complessità di una nazione che assomma la megalopoli di Città del Messico, i siti archeologici e le località turistiche più da cartolina cui si possa pensare.