di Lukas Dhont, Belgio, 2018, 105′
con Victor Polster, Arieh Worthalter, Oliver Bodart, Tijmen Govaerts, Katelijne Damen.
Lara ha quindici anni e un sogno, diventare una ballerina professionista. Ci prova ogni giorno Lara, alla sbarra, in sala, davanti allo specchio, nascondendo al mondo il suo segreto. Lara vuole danzare come una ragazza ma è nata ragazzo e deve fare i conti con un corpo che non ama, trasfigurandolo attraverso la danza e trasformandolo con gli ormoni. Seguita da un padre amorevole e un’équipe di medici che l’accompagnano psicologicamente nel passaggio di genere, insegue sulle punte il giorno dell’emancipazione da un corpo che odia fino a spezzarlo.
BestMovie.it. L’opera prima di Lukas Dhont (ventisettenne belga già candidato all’Oscar grazie a un cortometraggio) non sarà dimenticata facilmente, e qui a Cannes è stata accolta da molti minuti di applausi. Potente e delicato, a rendere Girl un film eccezionale è l’intelligenza dei suoi autori che hanno semplificato e reso facilmente accessibile un tema così complesso e per molti (ahinoi) respingente. Ci sono riusciti sia utilizzando il balletto classico non solo come elemento della trama, ma come metafora esplicita del doloroso viaggio di un’adolescente transgender; sia collocando la narrazione nel periodo dell’adolescenza, dove tutti, ragazzi ragazze, transgender o meno, sono impazienti e desiderosi di essere altro, di diventare adulti.
Mymovies.it. Coming of age che volge in coming of self, Girl è un film sull’impazienza della giovinezza, sulla sofferenza del corpo e sul percorso di un’anima per diventare se stessa. Nelle lunghe e straordinarie sequenze di danza, la protagonista prova con tenacia e altrettanto dolore a riprendere possesso del suo corpo, a domarlo, a correggerlo, a piegarlo alla sua volontà. Un corpo a misura del suo desiderio. Un corpo che chiede spazio a quel padre presente e accogliente che impara con lei a lasciarla andare, che si aggrappa emozionato gli ultimi bagliori della sua infanzia.
Quinlan.it. Tre sequenze individuano puntualmente un ostacolo: gli altri. Le amiche, le compagne, il padre, il ragazzo della porta accanto. Lara è una donna. Lara è davvero una donna? Lo è fino a quando le compagne di classe non devo entrare negli spogliatoi (e quale sarebbe lo sguardo colpevole?); lo è fino a quando il ragazzo della porta accanto vuole averla; lo è fino a quando non diventa una ballerina più brava, una rivale. Un rivale.
Filmtv.press. (...) sceglie per il suo racconto di formazione un peculiare tono in sordina: Lara è circondata da figure comprensive che incoraggiano pienamente il suo percorso di transizione, svuotando così la narrazione da ogni conflitto. E tenendola compostamente racchiusa in un passo simil-dardenniano che a tratti rende Girl un po’ scolastico. Riscattato tuttavia dalla incredibile performance di Victor Polster, danzatore e attore (anch’egli premiato a Cannes) cisgender (ossia: la cui identità sessuale coincide con quella biologica) che regala al personaggio di Lara, oltre la matematica dello script, una sconcertante autenticità.