To
a
Land
Unknown

To a Land Unknown, Mahdi Fleifel

To a Land Unknown

di Mahdi Fleifel, Grecia, Danimarca, Gran Bretagna, Paesi Bassi, 2024, 105
con Angeliki Papoulia, Mahmoud Bakri, Mouataz Alshaltouh, Manal Awad, Monzer Reyahnah

To a Land Unknown

Trama

Due cugini palestinesi, Chatila e Reda, sono bloccati ad Atene dopo essere fuggiti da un campo profughi in Libano. Sognano di raggiungere la Germania, ma la strada è piena di ostacoli: tra lavori precari, piccoli furti e la costante ricerca di denaro per acquistare documenti falsi, la loro quotidianità è segnata dalla lotta per la sopravvivenza e dal desiderio di una vita migliore.

Regia

Mahdi Fleifel

Cast

Angeliki Papoulia, Mahmoud Bakri, Mouataz Alshaltouh, Manal Awad, Monzer Reyahnah

Genere

drammatico

Paese di produzione

Grecia, Danimarca, Gran Bretagna, Paesi Bassi

Anno di produzione

2024

Durata

105′

Premi

Presentato al Festival di Cannes, Quinzaine des Realisateurs

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Calendario

giovedì 22 gennaio 2026
h: 20:30
7,00 € / Intero
5,00 € / Ridotto over 65 e Soci Bloom
4,00 € / Ridotto Under 26

Note
di
Regia

Come ti è venuta l’idea di «To A Land Unknown»? È autobiografico o basato su storie che hai sentito?

Sono uscito dalla scuola di cinema volendo fare fiction narrativa, ma ero disilluso dall’industria cinematografica. Così ho deciso di prendere una videocamera e andare “unplugged”, come un musicista. Sono andato a girare un documentario sul campo profughi palestinese dei miei genitori, che poi è diventato A World Not Ours (2012): il mio personaggio in quel film, un amico d’infanzia, scappa dal campo, attraversa Siria e Turchia, e arriva in Grecia. Mentre lo filmavo in Grecia, si è aperto un nuovo mondo: quello dei giovani palestinesi che scappano dai campi in Siria e Libano e arrivano alla porta d’Europa, cioè la Grecia, solo per rimanere bloccati lì.

Ho pensato: “Questa storia non ha fine”, perché lo scrittore palestinese Ghassan Kanafani aveva scritto lo stesso tipo di storia negli anni ’60 con “Uomini sotto il sole”. All’epoca i rifugiati cercavano di andare a lavorare in Kuwait attraversando il deserto. Ho pensato: “Ora Atene è questo nuovo deserto urbano che i rifugiati palestinesi cercano di attraversare.” Per anni ho pensato che sarebbe stato bello fare un adattamento cinematografico di “Uomini sotto il sole” ambientato nell’Europa moderna, con Atene come culla della civiltà moderna.

Ho cercato di realizzare questo film dal 2011. Ma ho capito che era impossibile finanziare questo progetto per me, regista palestinese, in esilio, che fa un film in esilio sugli esiliati..

 

Perché è stato così difficile realizzare questo film?

 In Grecia, i finanziamenti per film, soprattutto quelli con non-attori che parlano arabo, sono praticamente inesistenti.

Allo stesso modo, in Danimarca, dove vivo, l’industria cinematografica danese non era incline a sostenere un progetto del genere. Spesso rispondevano: “Perché non fai un film qui invece?” Ma in Danimarca avevo poco da raccontare, dove conduco una vita tranquilla.

Inizialmente ho pensato a un documentario ibrido. Traendo spunto da molte storie che avevo sentito, credevo che il formato documentario sarebbe stato più economico e facile da realizzare. Ho contattato Geoff Arbourne, che è poi diventato il mio principale produttore, e inaspettatamente il progetto si è ampliato rapidamente. Inizialmente pensavo a un documentario a basso budget, ma mi sono ritrovato a girare su pellicola, in ordine cronologico, coinvolgendo attori professionisti e una vera sceneggiatura. In poco tempo ci siamo ritrovati di nuovo immersi nella fiction..

 

«To A Land Unknown» incarna davvero questa fusione tra fiction e documentario. Puoi approfondire?

La sfumatura tra realtà e finzione è una delle cose più interessanti nel cinema. Volevo mantenere il naturalismo nelle interpretazioni ma anche la bellezza del cinema. Va bene avere stile, va bene che un film realistico sia sexy, abbia ritmo e musica… Questo è il tipo di cinema che amo.

Recensioni

Sentieri Selvaggi -  Negli ultimi anni appare evidente come in qualche modo si stia ridisegnando la geografia del cinema mondiale. Accanto ad un sistema, quello occidentale, che con il passare delle stagioni mostra sempre più limiti (tanto creativi, quanto produttivi), si staglia ormai come una garanzia un modo completamente diverso di intendere la settima arte che proviene dal Medio Oriente. (...) Quello di Fleifel è quindi un film che nasce da un’urgenza, quella di dare forma alla propria stessa condizione, non solo come cineasta, ma in primis come cittadino esule. Lo sguardo sui suoi protagonisti però non è mai influenzato da pietà o eccessiva benevolenza, mai condannati nelle loro nefandezze, ma non per questo automaticamente assolti. To a Land Unknown è ambientato in una sorta di limbo, un non luogo in cui i due vivono nell’attesa di andare altrove, circondati da altre persone nella loro stessa situazione; ciò li pone di fronte alla necessità di prendere una scelta “darwiniana”: fregare gli altri prima che siano loro stessi a rimanere fregati.

 

Cineuropa -  Fleifel ha scritto la sceneggiatura insieme a Fyzal Boulifa e Jason McColgan, ispirandosi al taglio street-thriller di Un uomo da marciapiede, ma To a Land Unknown non ha bisogno dell'aiuto di alcun riferimento per avere un impatto. È un film così silenziosamente abile - con sequenze grintose e poesia visiva di altissimo livello da parte del direttore della fotografia Thodoris Mihopoulos - che i suoi risultati formali non devono mai competere per l'attenzione dello spettatore con la spirale narrativa di eventi sfortunati, tipica del genere.

 

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