di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Belgio, Francia, 2025, 104′
con Babette Verbeek, Elsa Houben, Janaina Halloy, Jef Jacobs, Günter Duret
Jessica, Perla, Julie, Arianne e Naïma sono cinque adolescenti che hanno trovato rifugio ed assistenza, ognuna per motivi diversi, in una casa rifugio per ragazze madri. Se ne seguono i percorsi che le vedono rischiare di arrendersi o cercare di superare le difficoltà che stanno alla base della loro scelta di dare alla luce una creatura.
"Siamo rimasti assolutamente sconvolti, meravigliati e affascinati dalla percezione di vita che si respirava all'interno di questa casa famiglia piena di donne: educatrici, direttrice e psicologa. Qui queste giovani imparano i gesti per accudire il figlio e poi decidere se tenere il bambino o darlo in affidamento o in adozione, ma devono imparare anche a essere sé stesse, a reinserirsi nella vita perché spesso si tratta di donne che hanno interrotto gli studi e che non hanno un lavoro, donne di grande fragilità".
"Spesso queste giovani donne vogliono diventare madri per dare valore alla propria esistenza, emanciparsi o uscire da un contesto familiare che spesso è fatto di violenza. Tutte quelle che abbiamo incontrato provengono da un ambiente molto povero e nel loro desiderio di diventare madri spesso c'è una voglia di riscatto per qualcosa che è accaduto alla madre o alla nonna".
Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Mymovies - I Dardenne si sono imposti, in questa occasione, di lasciare qualche spazio all'imperfezione in favore di una maggiore leggerezza. L'esito è quello di uno scavo nell'umanità delle proprie protagoniste colte sia nei momenti di crisi che in quelli in cui una luce in fondo al tunnel sembra potersi cogliere. Sempre con quella vicinanza che fa sentire quanto l'umanesimo dardenniano si nutra dell'osservazione della realtà finalizzata non a una ipotetica e solo superficiale mobilitazione delle coscienze quanto piuttosto al desiderio di porre lo spettatore dinanzi ad interrogativi che non coinvolgano i massimi sistemi ma piuttosto la mai banale quotidianità.
Cineforum.it - Il metodo dei Dardenne trasforma le riprese in una sorta di happening, la restituzione sullo schermo di una scrittura precisissima (per questo il premio alla sceneggiatura è giustissimo) e di un ancora più straordinario lavoro con le interpreti, attraverso il quale la ripetizione porta all’essenzialità. Solo così la superficie della realtà raccontata può arrivare a squarciarsi e a mostrare la vita oltre il velo imposto dalla macchina da presa: dall’appello dei personaggi nasce l’inquadratura dei Dardenne, una forma unica e del tutto nuova che altrimenti non potrebbe esistere.
Rollinstones - Giovani madri commuove nella semplicità con cui in fondo mostra una verità che tutti conosciamo ma che evitiamo di affrontare: una madre che non è mai stata figlia fino in fondo rischia di diventare una ferita che si replica, un trauma che non può che diventare ereditario. Allora i Dardenne scelgono di mostrarci cosa significa spezzare – o almeno provare a spezzare – quella catena senza però mai offrire soluzioni, perché per la loro idea di cinema sarebbero un tradimento.