di Kaouther Ben Hania, Tunisia, Francia, 2025, 89′
con Saja Kilani, Amer Hlehel, Clara Khoury, Motaz Malhees
29 gennaio 2024. I volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata d’emergenza: una bambina di sei anni, intrappolata in un’auto sotto il fuoco di una sparatoria a Gaza, implora di essere soccorsa. In costante contatto con lei, aggrappati alla sua voce disperata, faranno tutto il possibile per salvarla. Dalla celebrata regista Kaouther Ben Hania, un film potente e ineludibile, vincitore del Leone d’Argento - Gran Premio della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia e tratto da una sconcertante storia vera. I protagonisti in scena sono tutti interpretati da attori professionisti. Ma la voce che sentiamo al di là del telefono è la registrazione originale della voce di quella bambina. Il suo nome era Hind Rajab.
NOTA: IL FILM È BASATO SU FATTI REALI E SU CHIAMATE DI EMERGENZA REGISTRATE DALLA MEZZALUNA ROSSA PALESTINESE. LE VOCI AL TELEFONO SONO REALI.
Il film è solo in versione originale sottotitolato in italiano
Non mi sono mai sentita a mio agio con le definizioni rigide di genere, soprattutto quando si tratta di storie che portano con sé un peso emotivo e politico profondo. La voce di Hind Rajab è, sì, un film drammatizzato. È scritto, costruito, interpretato. Ma è anche ancorato a una
verità innegabile e dolorosa—e, ancora di più, è costruito attorno a una voce reale: quella di Hind stessa, registrata negli ultimi momenti della sua vita. Per La voce di Hind Rajab ho dovuto trovare una forma cinematografica in cui la narrazione non fosse invenzione, ma trasmissione di memoria, di lutto, di fallimento. In questo senso, non ho mai avuto la sensazione di inventare nulla. Sentivo piuttosto di ricevere qualcosa (qualcosa di urgente, qualcosa di sacro), e che il mio compito fosse quello di modellare uno spazio cinematografico capace di accogliere quella
voce con dignità.
KAOUTHER BEN HANIA
Mymovies - Siamo di fronte a un cinema che mette la finzione (ricostruita su basi reali) al servizio di una presa di coscienza che non vuole banalmente 'commuovere' quanto piuttosto far pensare. Lo fa attraverso riprese che conservano l'unità di luogo e di azione senza però mai cadere (neanche per un istante) nel teatro su schermo grazie a una camera che costruisce, insieme a gli straordinari interpreti, una tensione continua.
Quinlan.it - Molto criticato questo pauperismo della messa in scena che in realtà corrisponde a un’idea di instant movie, di atto in sé che non può perdersi in orpelli estetici. Assai più discutibile è l’utilizzo pornografico delle voci reali registrate, come tali evidenziate ogni volta da una scritta didascalica. Torniamo alla spettacolarizzazione del dolore e della morte vera di Vermicino, con la differenza che qui non siamo davanti a una diretta ma a un film e, certamente, di fronte a un’operazione militante. Non sono dei generici disservizi, come la mancanza di sistemi di allerta per evitare la caduta accidentale in un pozzo, contro cui prendersela, quanto un esercito di assassini ai comandi della élite criminale di Israele. Da un lato è discutibile questa esibizione senza filtri e senza rispetto della voce di chi sta morendo o di chi si sta avvicinando alla morte, soprattutto nel grido di dolore, prima ancora che nelle telefonate con la bambina, della famigliare mentre sta per essere colpita e uccisa. Ma soprattutto a non convincere è il Frankenstein, l’ibrido che si crea tra realtà e finzione...