di Abderrahmane Sissako, Francia, Lussemburgo, Mauritania, 2024, 110′
con Nina Melo, Han Chang, Ke-Xi Wu, Michael Chang (II), Yu Pei-Jen
Aya ha lasciato dinanzi all'officiante colui che doveva diventare suo marito. Ha abbandonato poi la Costa d'Avorio per andare a vivere a Guangzhou (Canton) nel quartiere denominato "Chocolate City" perché abitato da numerosi immigrati africani. Qui lavora per Cai, un coltivatore e raffinato estimatore delle più diverse specie di piante del the. Tra i due nasce progressivamente un'intimità non priva di problemi.
Mymovies.it - È un film fatto di attese e di scoperte quello che riporta sul grande schermo il regista mauritano candidato al Premio Oscar (con Timbuktu). Lo fa in un contesto del quale le cronache del mondo politico economico ci parlano come di un'indiretta colonizzazione di molti Paesi del continente africano da parte della Repubblica Popolare Cinese. Indiretta ovviamente perché esercitata sul piano della penetrazione commerciale e dello sfruttamento delle risorse naturali. Qui abbiamo una storia che tiene conto di quanto sopra ma sposta l'attenzione sul rapporto tra le persone e le culture.
Quinlan.it - Centrale in questo crocevia etnico la bevanda del tè, tra le più antiche e diffuse nel mondo, di provenienza cinese. La storia di Cai e Aya si scandisce con la tradizionale pratica del gong fu cha, mettere in infusione e servire il tè con una precisa gestualità rituale. Il titolo del film può alludere a diverse cose. Per tè nero si intende di solito quello prodotto da foglie ossidate, quello che si consuma in occidente, retaggio di una storia coloniale (...). Una definizione quindi occidentale ma che qui richiama chiaramente il colore della pelle, della gente africana che consuma e acquista il tè nel negozio. Ma tutta la costruzione del film, così impregnata di filosofia orientale crolla in quel finale in cui Cai nasconde Aya alla visita della sua famiglia ufficiale, con i genitori di sua moglie che si rivelano razzisti e sciovinisti. Il calligrafismo di cui è impregnato Black Tea si rivela come l’edulcorazione di un’ulteriore società patriarcale.