di Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham & Rachel Szor, Palestina, Norvegia, 2024, 96′
Basel Adra, un giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, combatte fin dall’infanzia contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte dell’occupazione israeliana. Basel documenta la graduale cancellazione di Masafer Yatta, mentre i soldati dell'IDF distruggono le case delle famiglie: il più grande atto di trasferimento forzato mai effettuato nella Cisgiordania occupata. Nel dramma, Basel incrocia il suo cammino con Yuval, un giornalista israeliano che si unisce alla sua lotta, e per oltre mezzo decennio combattono insieme contro l’espulsione, avvicinandosi sempre di più. Il legame è segnato dalla profonda disuguaglianza tra loro: Basel, che vive sotto una brutale occupazione militare, e Yuval, libero e senza restrizioni.
« Siamo un collettivo di quattro registi: io, Yuval, Rachel Szor e Hamdan Ballal. Hamdan e io viviamo a Masafer Yatta, nella parte meridionale della Cisgiordania occupata. Yuval e Rachel sono venuti nella nostra zona cinque anni fa o prima per svolgere il loro lavoro giornalistico. Quando hanno iniziato a tornare sempre più spesso, abbiamo cominciato a parlare della situazione politica e abbiamo visto che volevano stare dalla nostra parte e mostrare solidarietà. Erano contro l'occupazione e il sistema di apartheid. Un giorno, Hamdan ci ha suggerito di fare un documentario per mostrare ciò che stava accadendo lì. Nessuno di noi aveva esperienza di documentari, quindi abbiamo deciso di fare questo viaggio insieme come parte del nostro attivismo. Abbiamo filmato, scattato foto e scritto, e abbiamo pensato che fosse molto importante fare questo documentario per presentarlo al pubblico, soprattutto nel mondo occidentale, dove le persone non sanno chi e cosa i loro governi stiano sostenendo. E dovrebbero sapere dove vanno a finire i loro soldi e le loro armi. Servono per venire nella mia comunità e distruggere i rifugi per le pecore, i bagni e le scuole, a impedire alla gente di avere l'acqua, a costruire insediamenti e ad espanderli, a fare pulizia etnica su noi palestinesi, a cacciarci dalla nostra terra e darla ai coloni. Questo è ciò che sta accadendo. Non è un conflitto, non è da entrambe le parti; non è come lo si vuole chiamare.»
Basel Adra
Ondacinema - "No Other Land" si presenta dunque prima di tutto come uno strumento divulgativo e di denuncia verso le operazioni distruttive del governo di Netanyahu. Un reportage composto da un poderoso quantitativo di video, girati tra l’inverno 2019 e l’autunno 2023 dallo stesso Basel con il telefono o una piccola videocamera, che rievoca a gran voce – per l’inevitabile artigianalità delle immagini e il loro complementare effetto travolgente – l’acclamato "20 Days in Mariupol" di Mstyslav Chernov, raffigurazione dei primi giorni di invasione russa nei territori ucraini. Tuttavia, per quanto intensa e impressionante possa apparire tale dimensione, limitarsi ad essa rischierebbe di vanificare le potenzialità del cinema, specie nell’epoca in cui un effetto di sensibilizzazione ben più esteso e pervasivo può essere ottenuto attraverso la condivisione degli stessi video sui social network. "No Other Land" sembra però esserne pienamente consapevole e trova una strada diversa per arricchirsi e giustificare la sua presenza sul grande schermo.
Basel smette presto di essere un solitario protagonista e viene affiancato da Yuval Abraham, attivista e giornalista investigativo israeliano, giunto in Cisgiordania dalla vicina città di Be’er Sheva per dare il suo contributo nell’opposizione all’occupazione.
Mymovies - No Other Land è un repertorio impressionante, mai visto prima, di azioni repressive ai danni di una comunità inerme che trova i modi per resistere, ricostruire, non reagire con la violenza. Ha un valore altissimo di testimonianza, anche retrospettiva. Si accumulano nel film sequenze "rubate", non programmate ma dettate dall'agenda militare: qualcuno corre con una camera in mano, per assicurare le prove di un sopruso e cercare al tempo stesso di schivare i proiettili. È quasi sempre Basel, a correre, col fiato corto e l'adrenalina di chi sa di mettere a rischio la propria vita. È l'immagine stessa, lo stilema, del caos e della violenza che il conflitto israelo-palestinese continuano a propagare da decenni.