di Orson Welles, Usa, 1941, 120′
con Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore
Charles Foster Kane, magnate e media tycoon, muore abbandonato da tutti nella sua lussuosa residenza, Xanadu. Ma, prima di spegnersi, pronuncia la parola "Rosebud". Chi o cos’è Rosebud? E cosa si nasconde tra le pieghe della vita di un individuo che, come lui, è stato in grado di incarnare il Sogno Americano finché quel sogno non è diventato un incubo? Nell’anno delle presidenziali Usa e in uno scenario mediatico rivoluzionato dal web e dai social, torna al cinema Quarto Potere (Citizen Kane) e si rivela ora più attuale che mai, capace di parlarci con inalterata lucidità del potere dei media, delle loro ingerenze nella politica e dei riflessi che questo potere ha su tutti noi. E di appassionarci con una storia di sfrenata ambizione, ascesa e caduta, alla ricerca di quel lato più intimo di ogni individuo, che persino oggi – con le nostre esistenze moltiplicate dagli schermi di centinaia di device elettronici – è forse destinato a rimanere inaccessibile.
Presentazione e commento con Mauro Orsi e Pier Lofrano, animatori di CineLab.
Cena a tema preparata dalla nostra cuoca Greta Isella, su prenotazione.
Avvertenza: niente è quello che sembra, non fatevi ingannare. Il successo è comunque garantito!
ENTRÈE
Cheesefake al formaggio, sembra dolce, ma ...
PANINO IMBOTTITO
Michetta ripiena di verdure gratinate. ...e se fosse invece una Vellutata al cucchiaio?
DOLCE TEGAMINO
Parrebbe un uovo, con patatine e ketchup ... in realtà è un Dolce al Cucchiaio con stick di mela e composta di fragole.
20 € acqua e caffè inclusi, prenotazioni entro il 5 febbraio via whatsapp al numero 327 8399417
Mymovies.it - Fu girato nella seconda parte del 1940 quando Welles aveva appena venticinque anni. Welles fece un film allarmante, incredibilmente pensato, nei contenuti e nella tecnica. Era il trionfo del cinema per il cinema, dove niente è reale e naturale, dove le luci arrivano da fonti impossibili (celebre la sequenza delle ballerine alla festa, che vengono illuminate dal pavimento). Il regista usò obiettivi particolari per dare significati espressivi a seconda di ciò che voleva comunicare: il soffitto a opprimere appena sopra la testa, il grandangolo che isola, piccolissimo, il soggetto. I giochi di ombre che indicano precarietà e una fine che non sarà certamente lieta.