Da lunedì 30 luglio 2018 a lunedì 30 luglio 2018
Alla presentazione interverranno: Filippo D'Angelo (regista di "Bloom M0ovie"), Francesco Pitillo, Massimo Pirotta e Alessandra Anzaghi (Bloom Mezzago), oltre ad alcuni ospiti a sorpresa, che faranno da preambolo alla proiezione del docufilm.
Bloom M0ovie
Il docufilm che racconta il Bloom di Mezzago: trent’anni e più, dal maggio ’87 all’odierno che “continua”. Una media di due concerti e mezzo alla settimana che moltiplicati nel corso del tempo diventano migliaia. Ma il Bloom non è solo un music-club. Un luogo multifunzionale in cui trovano spazio svariate produzioni ed espressioni artistiche e nel quale convivono varie generazioni, sia tra chi lo fa, sia tra il pubblico. Gestito da una cooperativa sociale ha visto l’incessante succedersi di live musicali, film e relative rassegne, rappresentazioni teatrali (da quello d’avanguardia e di ricerca al teatro per bambini), incontri con scrittori, registi e diverse figure ed esponenti che operano in svariati ambiti socio-culturali. Nessuna auto-celebrazione, il film si inquadra nel contesto storico degli ultimi 30anni della scena underground e indipendente, senza fronzoli o scorciatoie o sedute sugli allori. Un racconto incalzante che rispecchia quello che è successo dentro e fuori dal Bloom, a partire dal luogo di origine Mezzago, fino a scrutare nei contesti sociali e artistici dell'Italia di quel periodo, "Perchè il Bloom è stata davvero la nostra casa per tanto tempo..."
Nasce nell'estate 2016, dall'unione di DIEGO DEADMAN POTRON (chitarra, voce, basso, organo) e CHRISTIAN AMEN AMENDOLARA, batterista milanese. Il duo propone una miscela di suono blues/stoner psychedelico. Un viaggio all'interno di atmosfere e territori desertici, un suono sporco e distorto sulle orme dell'anima del vecchio blues unito alla potenza dello stoner e la psychedelia in stile anni 70.
Nel febbraio 2017 la band presenta il suo primo disco PHASE II, prodotto da Black Dingo, in collaborazione con Femore Prod.
''Strumenti DIY e barbe folte anche per i D.M.B.F., che da una veranda nodosa del profondo sud italiano tracannano bourbon e birra, heavy rock, vibrazioni stoner (l'intro di Black Woman sembra cascata direttamente da “Welcome To Sky Valley” dei Kyuss), e tanto tanto blues elettrico, primitivo, rozzo, elettrico ancora, con una subdola venatura voodoo a rendere il mix ancor più distorto e affascinante'' [Distorsioni.net]
''Un sound grezzo, una produzione volutamente sporca come un carburatore insabbiato ed un’attitudine stoner/psichedelica pervadono dieci brani bellissimi, in un’atmosfera opprimente come la testa che scoppia tra il caldo e i postumi di una sbornia nel locale della frontiera americana (…) Un album affascinante, ricco di sfumature, vario e dannatamente coinvolgente, pur rimando fortemente ancorato all’underground, in una parola … bellissimo.'' [Metaleyes]
''Fedeli al loro motto “In Shit We Trust!”, i due evitano accuratamente di ripulire troppo il suono o smussare eccessivamente gli angoli di una scrittura che resta sanguigna e viva, caratteristiche fondamentali per distinguere un lavoro simile dai tentativi di chi certe cose le studia a tavolino senza sentirle proprie. Non manca nemmeno qualche richiamo alla scena di Seattle, soprattutto nella voce, ma si tratta di un dettaglio che non altera il dna di un disco che nasce tra dune e rotolavento, cactus e interstatali, con strizzate d’occhio alla grande frontiera e ai sapori del Sud'' [The New Noise]