di Reinaldo Marcus Green, Usa, 2024, 107′
con Kingsley Ben-Adir, Lashana Lynch, James Norton, Tosin Cole, Umi Myers
Tra il 1976 e il 1978 Robert Nesta Marley, detto "Bob", vive anni intensi, in un'alternanza di grandi gioie e momenti dolorosi. La scelta di indire un concerto a Kingston per riappacificare i due principali partiti politici di Giamaica si rivela ancor più pericolosa delle aspettative: Bob e la moglie Rita subiscono un attentato, ma, benché feriti, riescono a sopravvivere. Bob lascia quindi temporaneamente la Giamaica per trovare rifugio a Londra, dove ad accoglierlo, con curiosità mista ad ammirazione, c'è il popolo punk. Il ritorno in patria sarà da trionfatore e pacificatore.
Il biopic musicale è da sempre un genere fortunato sul piano del pubblico e inviso alla critica cinematografica. La ragione è semplice: troppo inquinamento da fan service, una fastidiosa tendenza all'agiografia del soggetto artistico.
Ciak - La struttura narrativa è quella collaudata, con un corpus centrale ambientato in un momento di svolta della carriera con a corollario le questioni sentimentali, politiche, spirituali di un uomo che è ancora oggi un mito per un paio di generazioni di persone in tutto il mondo. Non mancano i balzi all’indietro, per scoprire le origini dell’uomo e dell’artista, e anche i momenti oscuri, legati soprattutto al suo rapporto con la moglie Rita e ai demoni che non sempre riusciva a reprimere.
Eventiraggae.it - Due ore e mezzo di un mix sensazionale di emozioni: dalla gioia e felicità anche per alcuni lati comici di Bob, alla commozione vera e propria per alcuni gesti del cantante che ti fanno capire quanto era importante una figura come la sua in questo mondo. Tristezza pura nella parte finale quando si parla della malattia che piano piano ha portato alla morte di Bob. Semplicemente stupenda l’ormai famosa scena in cui Robert Nesta riesce a far stringere la mano ai due “nemici” politici Jamaicani che di fronte a migliaia di persone (che appena un giorno prima di sparavano per strada e che al concerto erano vicini l’uno all’altro) sono portati alla stretta di mano, segno dell’unità che avrebbe dovuto avere tutta la nazione a partire proprio da chi la rappresentava.
Duels.it - Illustrativo ma non agiografico, superficiale eppure onesto; e dunque credibile, anche se ciò non basta a portare a casa un risultato ampiamente soddisfacente. C'è, ad ogni modo, coerenza e un discreto equilibrio narrativo nel biopic Bob Marley - One Love, attraverso cui Reinaldo Marcus Green ha restituito alcuni momenti della vita del musicista giamaicano, il più iconico rappresentante mai esistito del reggae. Un'operazione attesa da tempo (in precedenza c'era stato soltanto il documentario firmato nel 2012 da Kevin McDonald, Marley), realizzata con la benedizione ufficiale della famiglia di Marley, che ha prima approvato la sceneggiatura e poi sostenuto l'opera, come confermano le dichiarazioni del figlio Ziggy: «È girato nei luoghi reali di Kingston in cui Bob camminava, giocava a calcio e cantava, ovvero Trench Town e Bull Bay