di Andrew Haigh, Gran Bretagna, Usa, 2023, 105′
con Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell, Claire Foy, Carter John Grout
Durante un allarme antincendio nel nuovo condominio londinese in cui abita, lo sceneggiatore Adam incontra il vicino Harry, un giovane misterioso con cui inizia un’appassionata relazione. La storia con Harry lo spinge a ripensare alla propria infanzia e a visitare la sua vecchia casa dove, con sua grande sorpresa, ritrova i genitori, fermi nel tempo come l’ultima volta in cui li aveva visti trent’anni prima, prima che morissero in un incidente d’auto.
Mymovies.it - Basato sul romanzo "Strangers" dello scrittore giapponese Taichi Yamada, Estranei si muove lungo il confine labile della realtà senza essere un vero e proprio ghost movie, e men che meno un "film di paura", anche perché le presenze dei genitori di Adam (e non solo) ci appaiono del tutto reali, in carne ed ossa, e invitano al protagonista al contatto fisico e alla concretezza materiale. Haigh, sia in sceneggiatura che in regia, si muove come un equilibrista sul filo teso fra realtà e immaginazione, fantasia e memoria, pragmatica presa d'atto e immateriale struggimento.
Chiunque abbia amato e perduto, così come chiunque abbia temuto di non essere accettato dalle persone care, conosce bene lo strazio di Adam. Andrew Scott è perfetto nell'incarnare le mille espressioni della sensibilità ferita del protagonista, che non a caso ha il nome del primo uomo, ovvero del maschile archetipale. Ma a rubare la scena è (ancora una volta) Paul Mescal nei panni del vagabondo dalla sensualità irresistibile e la ruvida dolcezza, (forse solo apparentemente) capace del coraggio affettivo che sembra mancare ad Adam, o meglio, che Adam ha tenuto per troppo tempo sotto chiave per paura del giudizio degli altri.
Cineforum.it - Tutto il film del regista inglese sta racchiuso nella testa di un uomo (interpretato da Andrew Scott) incapace di entrare in contatto con il mondo; un estraneo, per l’appunto, che è prima di tutto uno spettatore: della sua città che osserva dall’alto e da lontano; dell’edificio in cui abita solo e dal quale nella prima scena è costretto a uscire; della sua stessa vita, e in particolare del suo passato, che vive e al tempo stesso osserva in sequenze dal contenuto onirico dolcemente realistico.
Da un punto di vista visivo, Estranei è uno dei pochi film che ha provato a reinterpretare l’intuizione bergmaniana del dialogo indifferenziato tra passato e presente e tra vivi e morti (quei meravigliosi passaggi fluidi della realtà nell’immaginazione e del presente nel passato di Il posto delle fragole), creando una possibile prossimità fisica tra Adam e i fantasmi dei suoi affetti.
Quinlan.it - Haigh, anche sceneggiatore, organizza la complessa materia narrativa senza concentrarsi sullo spiegare l’inspiegabile ma sul mostrare l’immostrabile: grazie al girato in pellicola 35mm (di gran pregio il lavoro del direttore della fotografia Jamie D. Ramsay) tutta la vicenda è avvolta in una grana che acuisce la sensazione di un tempo fuori dal tempo, di spazi abitati solo dalla mente. La comfort zone dell’abbandono alla nostalgia e al rimpianto tiene letteralmente Adam prigioniero del passato e incapace di vivere il presente, persino quando quest’ultimo sembra foriero di nuove promesse; il film è anche un inno al carpe diem, al non aspettare nemmeno un minuto per aprirsi all’alterità, anche flirtando con il rischio di rimanere delusi ma provando a riempire il condominio della nostra anima.