di Wim Wenders, Germania, 1987, 130′
con Bruno Ganz, Peter Falk, Solveig Dommartin, Otto Sander, Didier Flamand
Nel cielo grigio sopra Berlino, nelle sue vie e nei suoi edifici si aggirano innumerevoli angeli non visibili agli adulti ma individuati dai bambini. Essi possono sentire i pensieri di ognuno e cercare, mettendosi loro accanto, di lenire i dolori dei più sofferenti. Due di loro, Damiel e Cassiel, si ritrovano periodicamente per raccontarsi le reciproche esperienze. Damiel è quello a cui pesa maggiormente la propria condizione: vorrebbe poter diventare uomo per percepire il senso della materia e della quotidianità. Grazie a una trapezista e a un attore riuscirà a prendere una decisione fondamentale.
Rassegna Straordinarie storie di personaggi ordinari.
Introduzione e commento con Maddalena Colombo
E' possibile cenare su prenotazione con il menu speciale "St. Patrick's Dinner"
Costo €15 bevande escluse
Prenotazione necessaria via sms/Whatsapp al 327 7034745 entro le 12:00 del 14/03/2024
NOTE DI REGIA
L'idea è sorta contemporaneamente da diverse fonti. Anzitutto dalla lettura delle Elegie duinesi di Rilke. Poi tempo addietro dai quadri di Paul Klee. Anche dall'Angelo della storia di Walter Benjamin. D'un tratto ascoltai anche un brano dei Cure che parlava di ‘fallen angels' [...]. Riflettevo anche su come in questa città convivano, si sovrappongano i mondi del presente e del passato, immagini doppie nel tempo e nello spazio, a cui venivano ad affiancarsi ricordi d'infanzia, di angeli in veste di osservatori onnipresenti e invisibili (Wim Wenders).
È tante cose questo film appassionato, amorevole e insolitamente ottimista nel suo elogio della ‘terrestrità’, ma è anzitutto un film su Berlino, un’affascinante, inquieta, bellissima sinfonia di una grande città come quella che sessant’anni fa girò Walter Ruttmann, compatriota di Wenders. Con Il cielo sopra Berlino che è anche una riflessione sul Tempo e sulla Storia (quella delle guerre e degli assassini) Wenders ha tentato di recuperare la memoria storica e visiva di Berlino e della sua gente. Non è soltanto un documentario oggettivo su una grande e difficile città, unica al mondo per le note ragioni storico-politiche. È una sorta di poema unanimista composto di frammenti di storie individuali, un repertorio di casi umani di cui nella colonna sonora ascoltiamo gli echi, condannati all’incompiutezza.
Morando Morandini, “Il Giorno”, 1987
Si viene sedotti dall'incantesimo di questo film […]. Scorre lentamente, ma non si diventa impazienti, perché non c’è una trama vera e propria, e quindi non ci si preoccupa di passare alla prevedibile tappa successiva. È una pellicola sull’essere, non sul fare. […] Crea uno stato d’animo di tristezza e isolamento, di desiderio, di transitorietà delle cose terrene. Se l’essere umano è l’unico animale che sa di vivere nel tempo, il film tratta di questa consapevolezza. […] Per me, è come una musica o un paesaggio: libera uno spazio nella mia mente, uno spazio per delle domande. Alcune sono poste nel film: “Perché io sono io? Perché sono in questo luogo e non in un altro? Quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?”.
Roger Ebert, “Chicago Sun-Times”, 12 aprile 1998
Ispirato da Rilke e con l'assolutamente importante collaborazione di Peter Handke, Wenders ci propone una riflessione sull'esistere che si fa cinema, pensiero e azione. Cinema innanzitutto e fin dalle primissime immagini con l'angelo Bruno Ganz che viene visto dai bambini in un affascinante bianco e nero. Quell'angelo è un 'collega' degli 'angeli' registi che Wim sente vegliare su di lui: Truffaut, Ozu e Tarkovskij a cui dedica il film alla fine. Ma è anche colui che sente il bisogno di superare la fase di 'ascolto' della vita per immergervisi completamente. MyMovies.it