di Yorgos Lanthimos, Usa, 2023, 141′
con Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef, Christopher Abbott
Oltre alle cicatrici che lo sfigurano e alle terribili menomazioni del suo fisico, Godwin Baxter deve a suo padre anche una sincera passione per il metodo scientifico e le pratiche chirurgiche. L'esperimento che più lo inorgoglisce è Bella, che tratta come una figlia. L'ha trovata cadavere, incinta di un feto ancora vivo, e le ha ridato il respiro e trapiantato il cervello del neonato. Ora Bella, già cresciuta e splendida nel corpo, cresce rapidamente anche nelle facoltà mentali, imparando a camminare, parlare e, soprattutto, desiderare. A nulla vale, a questo punto, il tentativo del suo creatore di fermarla: God(win) le ha dato la vita e, con essa, il libero arbitrio.
Internazionale.it -
Far sprigionare la finezza dalla materia grossolana, creare un’opera visionaria e profonda con la piattezza del kitsch patinato, in altre parole ricavare dalla superficie postmoderna la profondità del moderno (magari con qualcosa dell’arcaico), questa è l’ambizione e la scommessa – vinta – del nuovo film di Yorgos Lanthimos, Povere creature!, Leone d’oro all’ultimo festival di Venezia, ora nelle sale cinematografiche. Esprime un femminismo all’ennesima potenza, in modo divertente e soprattutto iconoclasta. E per quanto sia scontato, va detto che ci troviamo davanti a una gran prova degli attori, in cui primeggiano Willem Dafoe e soprattutto Emma Stone, che ha anche coprodotto l’opera. Il film guadagna molto in lingua originale, ed è assolutamente da vedere sullo schermo grande, il più grande possibile: si è come abbacinati dalla successione di quadri in movimento, in cui la pittura preraffaellita si muta in un’estetica psichedelica.
Mymovies.it - Quale miglior occasione, per Lanthimos, per fare sempre meglio ciò che ha sempre fatto? La Bella di Emma Stone è infatti il viatico ideale, la lente distorta che occorre per guardare con lucidità la realtà nelle sue componenti principali (già illuminate ne La favorita): mostruosità e ironia.
Povere creature! ne aggiunge o consacra un'altra: la libertà. Una dimensione rischiosa, sempre sfuggente, perché, nella scienza come nell'esistenza, "è così finché non si trova un altro modo" e ancora e ancora. Una trasformazione antropologica e sociale è dunque possibile? Una reale libertà del femminile? O è solo una favola di fanta-scienza? Per rispondere, il regista greco lancia la sua Eva in un viaggio senza tempo (non è cambiato molto, nei secoli, in materia di relazioni uomo-donna), liberando contemporaneamente un'energia visiva esplosiva, che frulla suggestioni pittoriche e organiche, impressionismo ed espressionismo, esalta il racconto vittoriano dello scozzese Alisdair Grey alla base del film, la fantasia interpretativa della Stone e il lavoro immaginifico di scenografi e costumisti.
Cineforum.it - Da subito siamo di fronte a una situazione estrema, secondo una linea alla quale il cinema di Yorgos Lanthimos ci ha abituati fin dagli esordi, un microcosmo con regole, anche fisiche, leggermente differenti da quelle reali, una distopia steampunk dove non dobbiamo nemmeno riflettere troppo per sbrogliare gli elementi del dispositivo simbolico dei personaggi, a partire da Baxter, che è God, ovvero Dio, non da ultimo perché ha (ri)dato la vita a Bella e l’ha piazzata in un Eden bizzarro, e per lei è quindi padre e creatore al tempo stesso. Questa volta però si tratta, per la prima volta, di un adattamento, scritto da Tony McNamara, già sceneggiatore de La favorita: Poor Things (titolo originale di Povere creature!), infatti è un romanzo del 1992 dello scrittore scozzese Alasdair Gray; un libro che non nasconde il riferimento all’universo creato da Mary Shelley con Frankenstein, a partire dal nome stesso del dottor Baxter, Godwin, che è anche il cognome da nubile della scrittrice inglese, figlia del filosofo illuminista William. C’è però un altro illuminismo sotteso al testo e quindi al nuovo film di Lanthimos, ed è quello del Voltaire di Candido (e per certi versi del Rousseau di Emilio), insieme a tutto l’armamentario di un positivismo scientista fin de siècle, palesemente dissacrato.