di Ursula Meier, Svizzera, Francia, Belgio, 2022, 101′
con Stephanie Blanchoud, Valeria Bruni Tedeschi, Elli Spagnolo, Dali Benssalah, India Hair, Eric Ruf, Benjamin Biolay
Margaret, 35 anni, ha una una lunga storia di violenze inflitte e subite e una fragilità emotiva che spesso non riesce a definire e contenere nelle sole parole.
In seguito a una brutale discussione con la madre e alla denuncia di quest’ultima, il giudice, in considerazione del suo comportamento aggressivo, le impone un severo ordine restrittivo: in attesa del processo e per almeno tre mesi, non le è permesso entrare in contatto con la madre né avvicinarsi a meno di cento metri dalla casa familiare.
Una separazione che Margaret non intende accettare e che non fa che esacerbare in lei il desiderio di essere più che mai vicina alla famiglia, tanto da farla recare ogni giorno sulla soglia di quel confine, tanto invisibile quanto al momento invalicabile.
Introduzione e commento con Maddalna Colombo, critica cinematografica.
Sabato 11 alle 19 introduzione e commento con Maddalna Colombo, critica cinematografica.
Note di Regia - Ursula Meier
Fin dall’ inizio ho sentito la necessità di disegnare una mappa immaginaria dei luoghi, per delimitare il territorio del film, il suo “luogo di gioco”. Questi tracciati hanno costituito le linee di forza, la tensione del racconto, il suo spazio mentale. (...) Per me è fondamentale, fin dalla genesi di un progetto, conoscerne il territorio, non la geografia ma la topografia.
Così ho iniziato a disegnare linee e cerchi intorno a una casa immaginaria per rappresentare gli spazi proibiti a Margaret. E poi, come se le linee che disegnavo sulla carta e nelle quali a volte mi perdevo cominciassero a contaminare lo spazio reale intorno a me, le vedevo apparire nelle strade, dipinte sull'asfalto, nei luoghi pubblici... Lo spazio cominciava a inquadrarsi giorno dopo giorno... In quel momento entravano nelle nostre vite le misure di distanziamento sociale e di protezione. I confini tra i Paesi si stavano chiudendo, uno dopo l'altro. Mi sono resa conto di quanto inquietante il progetto risuonasse con ciò che stavamo vivendo proprio nel mezzo della pandemia
FilmTv - Meier si sottrae alla psicologia e preferisce, ancora una volta, calarla nello spazio, tracciare geometrie conflittuali dove le passioni esplodono o sprofondano, rasentando a tratti il grottesco, ma azzeccando più spesso la chiave di una furia trattenuta, stilizzata, ben espressa dalla bagarre al ralenti dell’incipit.
Sentieri Selvaggi - In La ligne. La linea invisibile tutto passa per la musica. Meier elabora uno spartito di cui Blanchoud, Bruni Tedeschi, Spagnolo, Benssalah e Hair costituiscono le 5 linee di un pentagramma a stragrande maggioranza femminile. Non vi è emozione, situazione o punto di svolta che il film non trasformi in musica. Composizioni classiche, per pianoforte o per chitarra; La ligne. La linea invisibile trova note e accordi per descrivere violenza (in apertura), dolore e attimi di gioia sospesa, calma e frenesia, ricordi e futuri in potenza.
Cineuropa - Ursula Meier dimostra il suo dono nell'usare spazi e simboli sottili a proprio vantaggio visivo. L'eccellente sceneggiatura (firmata dalla regista con Stéphanie Blanchoud e Antoine Jaccoud), l'intero cast femminile e l'acuta capacità di catturare le emozioni umane in modo realistico, dall'animalità all'elevazione dell'anima, conferiscono a La Ligne - La Linea invisibile una densità e una verità perfettamente in accordo con uno stile "anti-psicologico" che traccia di proposito i propri limiti.
Mymovies - alla regista Ursula Meier non interessa il melodramma, ma i conflitti famigliari che sfuggono ai ruoli prestabili (nel film ci sono una figlia che si rivolta contro una madre; una madre che si disinteressa delle figlie; una ragazzina che potrebbe essere figlia della sorella...) ed emergono in maniera ambigua contro un paesaggio svizzero anch'esso incongruo, tra montagne innevate e anonimi quartieri periferici.