di Emmanuel Carrère, Francia, 2021, 106′
con Juliette Binoche, Hélène Lambert, Léa Carne, Emily Madeleine, Patricia Prieur.
Caen, Normandia. Marianne si è appena trasferita nella cittadina costiera da cui partono i traghetti per l'Inghilterra. Il marito l'ha lasciata per una donna più giovane e lei cerca lavoro come domestica. All'ufficio di collocamento, nei training center e poi sui luoghi di lavoro incontra altre domestiche, in particolare la giovane Marilou e la madre single Christelle, con cui lega facilmente. Le tre donne accetteranno un lavoro a bordo di un traghetto: un incarico ingrato, sporco e faticoso, affrontato da un gruppetto di lavoratori e lavoratrici che provengono da storie di emarginazione economica e sociale, ma che sanno fare squadra tra loro e darsi una mano a vicenda.
"Ho letto Le quai de Ouistreham della giornalista e scrittrice Florence Aubenas quando è uscito. Come tutti quanti, l'ho trovato un grande libro (...).
Juliette Binoche, che voleva interpretare la protagonista, non ha però mollato la presa: ogni anno invitava a cena Florence e le chiedeva: "Quando facciamo questo film?". E un giorno Florence Aubenas (non sono ancora sicuro del perché) ha menzionato il mio nome, dicendo che avrebbe trovato interessante un mio coinvolgimento nel progetto.
(...) Ovviamente, il film presenta delle differenze con il libro. Ho deciso ad esempio di concentrarmi su un personaggio che la protagonista incontra quando invece il libro è più corale e offre molteplici punti di vista. Mi è piaciuta l'idea di raccontare la nascita di un'amicizia che diventa più stretta e intima delle altre. Nel libro c'è più cameratismo ma non c'è un legame così stretto. Mi è servito anche per analizzare un altro aspetto decisivo: il sentimento di tradimento che si prova quando la protagonista rivela chi è realmente".
Filmtv.press - Carrère, giocando di messa in abisso, paventa l’impossibilità di mutuare realmente condizioni e punti di vista altrui (eradicare il glamour di Juliette Binoche, farla interagire con attori non professionisti è parte del discorso), da scrittore teorizza sull’ambiguità del proprio metodo letterario e, indirettamente, sembra ragionare sulla sottaciuta vena paternalistica di tanto cinema sociale. Così Christelle alla fine, con una semplice domanda, denuda la fallacia dell’impegno e della denuncia di Marianne: se non c’è rischio ed effettiva messa in gioco del proprio status, dirsi di essersi mimetizzati in un altro mondo per rendere visibili gli invisibili è un alibi che rassicura la coscienza, una chimera autoassolutoria, la gratifica morale che vela l’utilitarismo e il narcisismo di fondo dell’operazione.
Mymovies.it - al centro della storia c'è l'impossibilità fra mondi diversi (come annuncia il titolo del film) di incontrarsi fino in fondo.
È questo l'ostacolo con cui lo stesso Carrère si confronta: raccontare da intellettuale benestante una classe sociale svantaggiata, operazione che era anche al centro del racconto di Aubenas. Ma mentre l'approccio della giornalista era analitico quello di Carrère è fortemente empatico: