di Pawo Choyning Dorji, Bhutan, 2019, 109′
con Sherab Dorji, Ugyen Norbu Lhendup, Kelden Lhamo Gurung, Pem Zam, Sangay Lham
Ugyen, cattivo maestro di Thimphu (Bhutan) vuol scappare in Australia e fare il cantante, anche se il visto tarda ad arrivare. Intanto il ministero lo spedisce a rieducarsi nel più sperduto villaggio del nord. Dopo otto giorni di impervia salita a piedi e un iniziale shock perché è senza luce, cellulare, ragazza, musica, quaderni e lavagna, tra cibo assurdo, gelo, gabinetto esterno e povertà («bruciare carta è come da voi bruciare banconote»), lentamente viene conquistato dalla magia della natura incontaminata, dai bimbi affamati di cultura e felici con niente, dai pastori di yak, generosi e con voci affascinanti che imitano i grandi uccelli.
Filmtv.press - In Bhutan si fanno 30 film all’anno, imitazioni di Bollywood. Ma dopo il successo mondiale di La coppa (Cannes 1999) di Khyentse Norbu, un ricco corpus di storie e leggende himalayane sta originando un cinema d’autore unico, di cui Lunana - Il villaggio alla fine del mondo di Pawo Choining Dorij, candidato Oscar 2022, è buon esempio. Bhutan, monarchia confessionale che contingenta i turisti perché nocivi all’armonia sociale, dal 2008 sembra trasferire però sul piano politico, e suggerire ai film autorizzati, virtù (ambientalismo, anticonsumismo) e difetti (feudalesimo, congelamento della dinamica sociale) del buddhismo tibetano, propagandando l’ideologia del FIL (Felicità interna lorda), variante nazionalista del PIL, più che suo antidoto.
Mymovies - Lunana non è un luogo di finzione. È effettivamente un villaggio sul tetto del mondo situato lungo la catena dell'Himalaya al confine tra Bhutan e Tibet. Tutti gli abitanti sono stati coinvolti nelle riprese di una storia che potrebbe ad ogni sequenza precipitare nella retorica. Perché i bambini sono tutti simpatici e ubbidienti, perché Ugyen viene attratto dalla fanciulla più carina che ogni giorno si colloca su un'altura per offrire il suo canto all'ambiente che la circonda, perché la povertà del luogo è estrema. Il rischio viene però ampiamente superato grazie ad un elemento che si rivela fondamentale: la sincerità.
Cinematografo - La solidarietà tra le generazioni e tra i popoli (nella neve che cade meno che in passato, c’è il battito d’ali della farfalla del riscaldamento globale); l’ecologia integrale di chi si riconosce vita tra vita, parte di uno spirito universale che soffia dove vuole, negli uomini, negli animali, nelle montagne; l’amarezza verso i millennials che possono fare ma scelgono di sottrarsi, fuggendo le responsabilità.
Pawo Choyning Dorji non trasforma nulla in biasimo, preferendo semmai usare l’ironia (quando ad esempio uno dei pastori ricorda il paradosso di chi desidera lasciare il Buthan, la nazione della “più alta felicità interna lorda”) e mantenere vivo il timbro poetico, venandolo di nostalgia.