di Paolo Taviani, Italia, 2022, 90′
con Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Dania Marino, Dora Becker, Claudio Bigagli
Luigi Pirandello riceve il premio Nobel per la letteratura nel 1934, e muore nel 1936. Lascia detto di non volere un funerale in pompa magna, e le sue ceneri vengono custodite modestamente al cimitero del Verano a Roma. Ma nei desideri dello scrittore c'era anche di ricongiungersi alla sua Sicilia, e così, dopo la guerra, un emissario del comune di Agrigento parte da Roma con una cassa di legno che ne custodisce i resti, pronto a salire su un aereo messo a disposizione da De Gasperi. Il viaggio, però, si rivelerà da subito più complesso del previsto.
Filmtv.it A 90 anni, Paolo Taviani dedica a Vittorio, morto a 88 anni nel 2019 e per sua volontà cremato, questo esordio in solitario, requiem scritto insieme, e ricreato sul set e nel montaggio. Il titolo è della novella pirandelliana del 1910: una donna dalla gioventù libertina, reclusa in casa da un marito geloso, ritrova la gioia di vivere cantando (con troppa passione, fino a morirne) le arie di Il trovatore.
Quinlan.it C’è una tenerezza profonda emanata da ogni inquadratura di Leonora addio, quasi che l’estremo distacco sia da affrontare con mano carezzevole; c’è ironia, e disincanto, ma c’è anche una profonda consapevolezza del senso dell’immagine, del suo valore testamentario, della sua eternità così leggiadra perché immateriale.
Cinematografo.it Che cosa resta di Pirandello? Moltissimo. E Paolo Taviani traduce in maniera audace questo lascito eterno, attraverso un (doppio) film che si alimenta di continue suggestioni, letterarie, storiche, cinematografiche, finendo per fondere – come sintetizza il regista stesso – “la verità della cronaca con un’altra verità, quella del film”. Senza rifugiarsi in alcun modo nel facile didascalismo, disdegnando le scorciatoie dell’ovvio, rielaborando i “fatti” attraverso la poesia, e la prosa, del cinema.