di Martin McDonagh, GB - Usa, 2017, 115′
con Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish, Lucas Hedges
Mildred Hayes non si dà pace. Madre di Angela, una ragazzina violentata e uccisa nella provincia profonda del Missouri, Mildred ha deciso di sollecitare la polizia locale a indagare sul delitto e a consegnarle il colpevole. Dando fondo ai risparmi, commissiona tre manifesti con tre messaggi precisi diretti a Bill Willoughby, sceriffo di Ebbing. Affissi in bella mostra alle porte del paese, provocheranno reazioni disparate e disperate, 'riaprendo' il caso e rivelando il meglio e il peggio della comunità.
Filmtv.press. Se c’è un film che dimostra quanto conti una bella sceneggiatura, questo è Tre manifesti a Ebbing, Missouri, opera terza (al cinema, perché in teatro l’autore è considerato uno dei migliori commediografi irlandesi contemporanei, vincitore di tre Laurence Olivier Award) di Martin McDonagh, il regista di In Bruges - La coscienza dell’assassino e di 7 psicopatici. Non bella: bellissima, una macchina perfetta che si dipana fra trappole e cliché narrativi senza mai cadervi, che in uno dei “luoghi” più abusati del cinema (la piccola città americana, con la main street sonnolenta e pettegola e i rancori e i segreti mal custoditi tra il bar e i porticati delle case) mette in scena personaggi canonici come una madre vendicatrice, uno sceriffo brusco ma comprensivo, un poliziotto razzista, violento, isterico e mammone, senza mai abbandonarli a se stessi e a dinamiche prevedibili, ma invece “lavorandoli” e facendoli crescere come esseri umani. (...) Dominato da un’eccezionale Frances McDormand, sempre ficcata dentro una tuta blu da lavoro (anche quando esce a cena con un insolito corteggiatore), con la lingua tagliente e il volto indurito attraversato da guizzi che mescolano disperazione e rabbia, Tre manifesti a Ebbing, Missouri si affida a un cast in stato di grazia. E se Woody Harrelson per il capo Willoughby gioca la carta dell’umanità autoritaria ma paziente, dell’uomo d’ordine che capisce gli altri e conosce i limiti del proprio mestiere, è Sam Rockwell, nella parte di Dixon, il poliziotto picchiatore, che conquista a poco a poco la scena .
Quinla.it. La penna di Martin McDonagh accumula senza sosta, assecondata da una messa in scena che ondeggia classicamente tra il cristallino e il sontuoso; quella stessa penna, a volte, sovrasta e soffoca. È il rischio che corre a ogni sequenza, a ogni snodo narrativo, Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Un rischio sfacciatamente calcolato. McDonagh sa giocare col fuoco, con la carne e con lo spirito. E sa tratteggiare una ballata dolente, nerissima, grottesca. Divertente e tragica. Sorprendentemente vivissima. (...) Tre manifesti a Ebbing, Missouri racconta le dinamiche di un territorio, di solitudini forzate e disperate, di storture quotidiane dure a morire. La penna di McDonagh non risparmia nessuno, ferisce e uccide: la violenza sadica della polizia, l’ipocrisia strisciante della Chiesa (un J’accuse affidato alla McDormand che ha strappato applausi al Lido), il maschilismo che sfocia nella sopraffazione e nella violenza. Allo stesso tempo, la penna di McDonagh non chiude porte, non condanna, mostrandoci debolezze e contraddizioni, ma anche ribellioni, riscatti, atti di coraggio. I tasselli di questa frammentazione e deframmentazione della provincia statunitense, alla fine, ci restituiscono un quadro stratificato, densissimo.
Internazionale.it. (...) i tre grandi cartelloni pubblicitari praticamente abbandonati, a cui Mildred decide di dare una seconda vita, sono perfetti per rappresentare le promesse mancate di un’America che ha smarrito se stessa, in un luogo, il Missouri, in cui dalla conquista del west a oggi sono cambiate davvero poche cose. Anch’io per lunghi tratti del film ho pensato a una società americana che non crede più in se stessa. Ma più che un film sulle contraddizioni degli Stati Uniti, Tre manifesti sembra quasi indicare una possibile ancora di salvezza. Non si può dire che sia un film ottimista, ma forse suggerisce che invece di decidere chi siamo attraverso internet o la tv, faremo meglio a guardarci intorno, a interessarci di quello che succede alla porta accanto, al piano di sotto, nella strada di casa eccetera.