di Valentyn Vasjanovyč, Ucraina, 2019, 106′
con Andriy Rymaruk, Vasyl Antoniak, Liudmyla Bileka, Lily Hyde, Philip Paul Peter Hudson
In un futuro prossimo la guerra tra Ucraina e Russia nella regione del Donbass è finalmente terminata. L'ex soldato Sergeij è tornato dal fronte con una sindrome da stress post- traumatico e non riesce ad adattarsi alla nuova realtà. Dopo il suicidio del migliore amico, anch'egli reduce di guerra, e dopo la chiusura della fonderia in cui lavora, Sergeij aderisce al progetto di un'associazione di volontari specializzata nel recupero di cadaveri di guerra. Poco alla volta, lavorando accanto alla responsabile Katya, capisce che un futuro migliore è possibile.
Quinlan.it - Chi avesse ancora negli occhi la potenza visiva di Reflection sa cosa aspettarsi dall’impianto scenico lavorato da Vasyanovych: quadri in gran parte fissi, inquadrature sovente frontali, e che lavorano sulla spazialità prima ancora che sulla profondità, ricorso al piano sequenza. Si accede ai film di Vasyanovych lasciandosi immergere nella sua visione, che prevede che il paesaggio, sempre co-protagonista (si tratti di città o di zone brulle), dia la temperie tanto naturalistica quanto culturale, antropologica. Perché Vasyanovych parte sempre dall’umano, e all’umano tende ad arrivare. (...) L’unico modo per recuperare l’umanità è dare sepoltura, donare dignità a chi è morto, fosse esso ucraino o russo. Perché è grazie all’atto umano che si può tornare a vivere una speranza impossibile, in uno spazio in cui perfino il rapporto sessuale – elemento basico di vita – deve essere compiuto mentre si è circondati di morti.
Vita.it - Con questo film Valentyn Vasjanovyč porta sul grande schermo il tema della violenza disumana della guerra e al contempo sviluppa un’importante riflessione sull’uomo e sull’anima dei soldati che sopravvivono. Ancora una volta, Vasjanovyč conferma la sua grande maestria con una regia curatissima nei minimi dettagli, lunghi piani sequenze e inquadrature geometriche e fisse, lasciando parlare le immagini del paesaggio e i suoi protagonisti.
Spietati.it - L’Ucraina dell’Est mostrata in Atlantis è una fotografia di ciò che sarà il paese reale da qui a qualche anno, una landa desertica generata dal riversamento nel terreno di acque contaminate dagli impianti minerari. Ma l’uomo è padre e figlio del suo ambiente, e le rovine industriali che dominano la regione sono correlativo oggettivo di una costellazione di traumi umani che lascia sul campo corpi e psiche spezzate, alienazione, smarrimento esistenziale. Il lascito di ogni grande conflitto, che Vasyanovych porta in scena con un approccio iperrealista che evita l’approfondimento psicologico a favore della forza rappresentativa delle immagini e di pochi personaggi principali.