di Jurij Razza, Italia, 2020, 38′
con Noor Ahmad, Ellen Laggi Babi, Yassine Handoi, Tanoa Josephine Nadege Kassi, Mohammed Ahmed Laely, Jean Jacque Mankabo, Rose Oviawe, Carlos Roberto Rodriguez, Doka “Zaidia” Vahile, Yenny Aracely Vasquez
Per quasi tutti, mettersi in marcia richiede coraggio e significa affrontare un percorso rischioso, senza certezze e pieno di pericoli. Ma la scelta di emigrare è quasi sempre una necessità da affrontare ad ogni costo.
Per provare a ricucire le distanze, comprendere le ragioni della scelta di migrare, ritrovare l’umanità di persone che, come tutti noi, ambiscono ad un futuro migliore per se stessi, le proprie famiglie e i propri figli, Ad ogni costo dà voce ad un gruppo di donne e di uomini che sono emigrati dalle loro terre e che parlano della loro esperienza.
Dieci storie. Dieci volti. Dieci umanità da altrettanti paesi che raccontano cosa significa essere migranti. Le sofferenze, i drammi del viaggio, la nostalgia, la paura dell’ignoto, le rinunce, le violenze, il dolore che toglie il sonno, la morte, l’impossibilità di tornare indietro, la discriminazione vissuta sulla propria pelle. Persone che hanno lasciato il loro paese perché quella era l’unica, dolorosa, possibilità. Uomini e donne la cui storia potrebbe essere un giorno anche la nostra.
Questo progetto nasce in risposta al clima di intolleranza che si respira nei paesi arroccati sul proprio benessere e ha lo scopo di dare voce e dignità alle persone in fuga, a quelle che ci stanno accanto e che fatichiamo a comprendere. Un racconto per tentare di favorire il dialogo e ritrovare la nostra umanità.
Vita - Per raccontare queste storie è stato indispensabile creare un ambiente intimo, «le persone hanno in sostanza parlato solo alla macchina da presa - spiega Jurij Razza, il direttore del documentario, che aggiunge -. Serviva un contesto in cui le persone si sarebbero sentite a proprio agio, alcuni hanno subito traumi non indifferenti, non è facile raccontarsi, e non tutti sono disposti a farlo, anche per questo abbiamo consentito agli intervistati di raccontarsi con estrema libertà e di parlare nella loro lingua madre». Se la tipologia di montaggio è stata piuttosto semplice, quello che ha richiesto più tempo è stato il lavoro di traduzione una volta terminate le riprese, «era importante avere una traduzione precisa, perché le parole sono importantissime in questo documentario, e oltre alle comuni lingue europee si è dovuto tradurre anche l’arabo, l’albanese e dialetti locali come il tigrino e l’urdu». Alla fine il lavoro si è concluso in piena pandemia, per questo non ci è stato modo di mostrarlo, se non nei festival. L’auspicio di Razza è che con questa vittoria, e per il fatto che dura poco più di 30 minuti, il documentario diventi uno strumento per raccontare ai più giovani nelle scuole le migrazioni.
Dalle Note di produzione: " I movimenti dei popoli per colonizzazioni o scambi commerciali costituiscono fin dal passato la storia delle nostre civiltà e oggi, ancor di più, si emigra per sfuggire alle guerre e alle dittature, alle persecuzioni e ai genocidi, alla violazione dei diritti umani e alle disgregazioni sociali.
Ci si allontana dalla propria terra per trovare un lavoro, garantirsi il diritto allo studio, ambire a un futuro migliore per se stessi e i propri cari. Si abbandonano i territori dove i cambiamenti climatici, il degrado
ambientale, la povertà o il saccheggio delle risorse territoriali ne rendono impossibile la vita. Si emigra con il desiderio di un’esistenza più dignitosa.
Si parte semplicemente per la necessità di sopravvivere."