di Arnaud Desplechin, Francia, 2019, 119′
con Roschdy Zem, Léa Seydoux, Sara Forestier, Antoine Reinartz, Chloé Simoneau.
La notte di Natale, il commissario Daoud segnala una vettura in fuoco lungo la strada e prende servizio alla centrale di Roubaix. Louis, nuova recluta fresca di diploma, sonda il nuovo territorio e osserva con ammirazione il suo commissario, un uomo carismatico e pieno di umanità che conosce perfettamente il suo mestiere e la sua città, che si fida del suo istinto e non giudica mai i suoi interlocutori. Un omicidio sordido sconvolge la città. Una vecchia signora è stata assassinata e i sospetti cadono sulle due vicine, Claude e Marie, giovani donne alcolizzate e perdute. Daoud e Louis le interrogano decisi a venire a capo del delitto.
Giovedì 8 ottobre torna la cena abbinata al film: DINER PARIS-ROUBAIX, menu delle Fiandre Francesi.
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Mymovies.it - Attraverso il suo personaggio, lontano dagli stereotipi del poliziotto al cinema, e alle sue deambulazioni notturne, il regista fa un ritratto di Roubaix, la città dove è nato, cresciuto e ha girato tre dei suoi film (Racconto di Natale, I miei giorni più belli, I fantasmi d'Ismael). Noir con la luce nel titolo originale, Roubaix, une lumiére, reintegra il suo cinema col sociale, fuggito a gambe levate per i libri, le lettere, i fantasmi. Il film dispiega una straordinaria rete di relazioni tra gli elementi del quotidiano, osservati in tutta la loro triviale materialità.
Quinlan.it - È un ritorno agli anni formativi Roubaix, une lumière, un’immersione nelle proprie origini, l’esegesi di un’intera comunità svolta con un profondo intento maieutico, la nuova, riuscita declinazione da parte di Desplechin della sua modalità di approccio alle scienze umane.
Declinazione che anche questa volta passa attraverso un racconto sentimentale e rude, a tratti tragicamente disperato, in cui riecheggia il cinema francese del passato, in cui riverberano tutte le ossessioni dell’autore, ma in una foggia forse meno “bavarde”, più concisa, merito certo di una forma, seppur personalissima, di adesione al genere poliziesco. Adesione che è al tempo stesso omaggio e che non a caso finisce con l’approcciare i toni di un western, in fondo già ampiamente lambiti nella relazione umana e lavorativa tra i due poliziotti, e poi sposati senza remore in un finale che ci tiene a ricordarci quanto sul grande schermo non ci sia niente di più energetico ed esteticamente appagante di un cavallo al galoppo.
FilmTv - Roubaix, une lumière, il nuovo film di Arnaud Desplechin, che ricolloca il polar in un universo umano, concreto, doloroso. Non più esercizi di stile, ma carne, fragilità, pietà. E la durezza degli interrogatori incrociati, delle vite buttate, e la bellezza dei cavalli che l'ispettore, che non scommette mai, si limita ad amare, accudire, comprendere. Come i poveracci che passano nel suo ufficio. (Emanuela Martini)
FilmTv (2) - Roubaix, come recita il titolo, è una luce, fredda e malinconica (l’aggettivo francese sombre è illuminazione e stato d’animo), la macchina da presa e il montaggio si adeguano. Le lunghe sequenze degli interrogatori si aprono a volte in assolvenza, dallo stacco nel buio alla luce appunto, e chi diavolo le fa più le assolvenze oggi? Solo Desplechin, cesellatore di recitazioni incredibili. Roschdy Zem, già poliziotto così in un altro grande polar, Una notte di Philippe Lefebvre, è semplicemente immenso. Léa Seydoux è forse la migliore attrice della sua generazione - lo riconosce anche Woody Allen nella sua autobiografia. Se ha ragione Ingmar Bergman a considerare il primo piano come specchio dell’anima, ecco, ogni inquadratura ravvicinata sulla faccia di Claude è un “altro” film, una verità insondabile. (Mauro Gervasini)