di Zhang Yimou, Cina, 2021, 105′
con Zhang Yi, Wei Fan, Liu Haocun, Ailei Yu, Xiaochuan Li, Yu Ai Lei
Negli anni della Rivoluzione Culturale, Zhang evade dal campo di lavoro forzato e vaga per il deserto per raggiungere un villaggio dove in un cinema, assieme al film Eroic Sons and Daughters, viene abbinato il cinegiornale di propaganda numero 22 in cui compare, anche solo per un secondo, l'immagine della figlia che non lo vuole più vedere dopo che è stato arrestato. Poco prima della proiezione la pellicola viene rubata da una ragazzina, l'orfana vagabonda Liu, che ha bisogno della celluloide per costruire la lampada al fratello più piccolo. Zhang, dopo aver assistito al furto, la insegue. Perde la pizza, la recupera e la perde ancora. Al villaggio intanto un pubblico molto numeroso è in attesa di assistere allo spettacolo serale organizzato dal proprietario e proiezionista del cinema, chiamato "Mr. Film", che è visto come una divinità e si considera una figura essenziale all'interno del Partito.
Quinlan.it - buona parte del film si gioca su due fotogrammi mancanti, quel secondo cui allude il titolo, la capacità della pellicola se scomposta nei suoi fotogrammi, di catturare un istante. I pochi fotogrammi mancanti di cui ci si aspetta che vengano esibiti alla fine, come in Nuovo Cinema Paradiso ma Zhang Yimou non è certo incline alle facilonerie.
One Second gronda di nostalgia per il cinema in pellicola, per il supporto fisico, per quelle proiezioni rigate, rovinate assai più affascinanti della perfezione digitale. Sembra la negazione di un autore che perseguiva impalpabili pugnali volanti e grandi muraglie. E torna anche il deserto, che l’autore ha ritratto per esempio in Sangue facile, e i paesaggi rarefatti come in Mille miglia… lontano. Deserto che equivale a un grande spazio vuoto, come lo schermo cinematografico bianco. Culmine di One Second è la proiezione in un teatro rivoluzionario, gestito da un affascinante genio della pellicola detto Mr Movie, che sarà capace di effettuare un rudimentale restauro della pellicola, che si era sporcata di sabbia, e anche di elaborare un artigianale sistema di proiezione in loop automatico. E la proiezione è un momento di catarsi per il pubblico in visibilio, disposto su entrambi i lati dello schermo, che canterà a squarciagola le canzoni della colonna sonora e per i bambini che prima giocano alle ombre cinesi sullo schermo bianco.
Sentieri Selvaggi - È qui che Zhang Yimou può mostrare tutta la potenza di fuoco del suo cinema, la sua capacità di inquadrare e regolare la massa, di trovare l’accordo perfetto tra corpi e spazi. Fino a quel momento, si tiene lontano dalla magniloquenza e dalla complessità compositiva a cui è abituato. Rimane concentrato sulle azioni, sulle traiettorie delle fughe e degli inseguimenti, sullo sfondo di un paesaggio desertico, desolato. Ma nelle sequenze nella “sala” gremita, espande il suo raggio dalla dimensione individuale a quella comunitaria. Le immagini di propaganda di Wu Zhaodi giganteggiano e incantano un pubblico anonimo, relegando quasi all’indifferenza dei margini le azioni di disturbo, i conflitti, le risse e tutte le questioni personali. Mentre la trama di padri e figli ritovati di Heroic Sons and Daughters sembra risuonare nelle vicende di Zhang Jiusheng e della piccola Liu, come se queste fossero solo un riflesso particolare di una storia già cristallizzata nella dimensione ideale delle immagini. Il cinema, in qualche modo, trapassa e oltrepassa le storie, le sospende. Il proiettore continua a girare, anche quando la concitazione prende il sopravvento.