di Gabriele Mainetti, Italia Belgio, 2021, 141′
con Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi.
C'è una guerra sporca che brucia il mondo e i diversi. In quella guerra sporca c'è un circo e dentro al circo quattro freaks che strappano sorrisi all'orrore. Matilde è la ragazza 'elettrica', Fulvio l'uomo lupo, Mario il nano calamita, Cencio il ragazzo degli insetti. A guidarli è Israel, artista ebreo e 'terra promessa', che ha inventato per loro un destino migliore. Assediati dai nazisti, che hanno occupato Roma e soffocato ogni anelito di libertà, decidono di imbarcarsi per l'America ma inciampano nell'ambizione divorante di Franz, pianista tedesco e direttore artistico del Zirkus Berlin, con troppe dita e poco cuore. Strafatto di etere, Franz vede il futuro e vuole cambiarlo: la Germania non perderà la guerra. A confermarlo sono i suoi deliri, a garantirlo i superpoteri di Matilde, Fulvio, Mario e Cencio. A Franz non resta che scovarli.
Mymovies.it - L'autore tira la riga del fronte, da una parte gli eroi ordinari (ebrei, partigiani, freaks), stanchi e abbandonati fuori dal mondo e dentro ambienti dismessi dove il cattivo cova e li minaccia, dall'altra i colori e lo slancio degli effetti speciali, l'immaginario pop rilasciato a piccole dosi. Niente di esagerato, tutto si fonde bene, in maniera vivace, fluida, dinamica. Il cast, eterogeneo e governato da Giorgio Tirabassi, funziona a meraviglia. Gli attori giocano la parte e ritrovano una forma di innocenza.
Pieno di un candore assunto senza complessi, Freaks Out re-incanta il mondo attraverso l'eroismo, producendo meraviglia, paura, eccitazione, fede. Fede nel cinema creativo e ricreativo. Un consiglio, restate incollati ai titoli di coda e vedrete cosa è stato del tempo che ci è stato concesso.
FilmTv - Freaks Out allarga il suo raggio d’azione al momento fondativo del cinema italiano: la liberazione di Roma e dell’Italia dalla morsa del nazifascismo. Fra rastrellamenti ed esecuzioni sommarie, un gruppo di freak deve decidere se provare a fuggire o unirsi al circo nazista che notte dopo notte celebra la caduta degli dèi sotto un tendone dove nessuno è perplesso. Mainetti pensa in forme di cinema. E non si tratta di citazionismo! Sulla traccia della sceneggiatura di Guaglianone (che rielabora un lutto profondo dello scrittore), è come se il regista mettesse mano a un ipotetico “anno zero” del cinema italiano. La sua fiducia assolutistica nella capacità di affabulazione, di creare immagini e inventare mondi alternativi è commovente.