Durante il processo per la strage di Portella della Ginestra, tenutosi a Viterbo nel 1951 contro i membri della banda Giuliano, un avvocato, non convinto dei risultati dell’inchiesta, decide di condurre segretamente una propria indagine sulla dinamica dell’eccidio. Da un piccolo particolare - il calibro delle pallottole estratte dai corpi delle vittime - l’avvocato sale la china di un lungo percorso di indagine, alla ricerca di nuove tracce e di testimonianze inascoltate. Questo percorso lo conduce in Sicilia, sul luogo della strage.
Questo quadro geografico risulterà particolarmente importane all’avvocato, consentendogli di scoprire, poco a poco, un’ipotesi della dinamica della strage totalmente differente da quella “ufficiale”.
Benvenuti parte dalla testimonianza di Danilo Dolci per costruire una narrazione totalmente differente da quelle precedenti, portando gli spettatori a riflettere sulle contraddizioni del caso.
Iniziai la ricerca su Portella della Ginestra raccogliendo in sei anni di indagini oltre 20mila documenti. Grazie alle carte che mi aveva mostrato Danilo Dolci è stato possibile orientarmi nel ginepraio di depistaggi, menzogne e mezze verità con le quali gli apparati dello Stato avevano occultato le vere ragioni di quella strage.
Paolo Benvenuti
A differenza di altri registi che in passato avevano ricostruito i fatti ponendo al centro del racconto lo svolgimento della strage, cosi come era stata ricostruita dai giudici del processo di Viterbo, Benvenuti ha scelto una strada radicalmente diversa. Quella di partire dalla lettura dei fatti secondo l’interpretazione consolidata, e ripetuta infinite volte nei libri che si sono occupati della storia siciliana e italiana, e, attraverso un personaggio guida che è nel film l’avvocato di Pisciotta al processo di Viterbo, mettere in discussione punto per punto quella ricostruzione, utilizzando scene, testimonianze, perizie mediche sulle vittime e ogni altro elemento utile a smontare la versione ufficiale accolta in seguito dalla maggior parte degli storici.
Lo spettatore è condotto così a poco a poco, quasi senza accorgersene, a cogliere gradualmente tutti gli elementi che mostrano le contraddizioni di quella versione, quel che nel racconto non funziona o entra in contrasto con altri elementi importanti accertati attraverso atti delle commissioni antimafia negli anni Sessanta e Settanta, documenti desecretati negli ultimi anni grazie alle richieste delle famiglie delle vittime e nuovi documenti portati alla luce attraverso recenti ricerche negli archivi americani.
Tratto da Paola Baroni, Paolo Benvenuti Segreti di stato, dai documenti al film, a cura di Nicola Tranfaglia, Fandango, 2003